In Italia, l’educazione sessuale è un argomento che riguarda solo una scuola su quattro, un dato preoccupante, soprattutto considerando che l’età media della prima esperienza sessuale si sta abbassando. Secondo quanto riporta la rivista Ok, Benessere e Salute, per gli esperti introdurre un’educazione sessuale obbligatoria già nelle scuole primarie non solo aiuterebbe a prevenire gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili (MST), ma contribuirebbe anche a rendere i giovani più consapevoli e responsabili nelle loro relazioni affettive e sessuali.
Nonostante il tema sia oggetto di discussione da decenni, l’Italia non ha ancora una legge che renda obbligatoria l’educazione sessuale nelle scuole. Il primo tentativo di introdurre una normativa in materia risale addirittura al 1975, e da allora ben 16 proposte di legge sono state respinte. Più recentemente, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha avanzato una proposta per l’introduzione di un corso volontario chiamato “Educazione alle relazioni”, composto da 30 ore di lezione annuali. Tuttavia, questa iniziativa, non essendo obbligatoria, non risolve la necessità di un programma strutturato e accessibile a tutti gli studenti.
Marta Giuliani, psicosessuologa e autrice di un manuale sull’educazione sessuale, sottolinea come un approccio multidisciplinare sia fondamentale. Non basta parlare solo di prevenzione delle MST: è essenziale promuovere una consapevolezza critica su consenso, emozioni e relazioni. Un’educazione olistica e strutturata permetterebbe ai giovani di sviluppare competenze emotive e relazionali che vanno oltre la semplice informazione medica, rendendoli più capaci di affrontare le sfide della vita affettiva e sessuale con maggiore autonomia e responsabilità.
La necessità di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole emerge anche dai dati di un sondaggio condotto da Skuola.net e Durex. Questo studio rivela che l’11,6% dei ragazzi ha la prima esperienza sessuale completa tra gli 11 e i 13 anni, una tendenza in crescita rispetto agli anni precedenti. Nonostante il 94% dei giovani desideri che l’educazione sessuale venga inserita nei programmi scolastici, molti sono costretti a cercare risposte su internet o a confrontarsi con i coetanei, piuttosto che con figure educative o medici. Solo il 9,3% discute di sessualità con i propri genitori e appena il 5,9% si rivolge a un medico.
Sempre secondo la rivista specializzata, questa mancanza di dialogo istituzionalizzato incide anche sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, si registra un aumento del 20-40% annuo di casi di infezioni come clamidia, gonorrea e sifilide tra i giovani, aggravato dal fatto che oltre il 60% dei ragazzi non utilizza il preservativo e non è pienamente consapevole dei rischi legati alla mancanza di protezione.
La situazione italiana appare ancora più arretrata se confrontata con quella di altri Paesi europei, dove l’educazione sessuale è obbligatoria: in Svezia dal 1955, in Austria dal 1970 e in Francia dal 2001. Introdurre un programma simile anche in Italia potrebbe rappresentare una svolta decisiva nella prevenzione di comportamenti a rischio, contribuendo a creare una generazione di giovani più informata, consapevole e responsabile.
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