Il contrasto alla violenza di genere non può giustificare l’approvazione di linee guida che prevedono l’educazione sessuale-affettiva già dalla primaria: lo sostiene la Lega, che continua a fare opera di disturbo sull’approvazione, a Montecitorio, degli emendamenti del Centro-Sinistra, in particolare del M5s, al testo contro la violenza di genere per introdurre l’educazione affettiva-sessuale tra i contenuti da affrontare in aula con alunni di età compresa tra i sei e gli undici anni. Una proposta sulla quale, invece, in Commissione Giustizia maggioranza e opposizione sembravano avere trovato un’intesa di massima.
Sabato 28 ottobre, i deputati della Lega, Simonetta Matone e Davide Bellomo, componenti della Commissione Giustizia, hanno speso parole di fuoco contro l’iniziativa di stampo ‘grillino’, alla fine bocciata: “Una cosa – hanno detto – è l’educazione sessuale nelle scuole, con lo scopo di favorire la conoscenza e il rispetto, altra è invece voler far passare surrettiziamente, in un provvedimento atteso come quello per il contrasto alla violenza di genere, linee guida a dir poco raccapriccianti, come l’insegnamento della masturbazione infantile ai bambini da 0 ai 4 anni, che vanno ben oltre il compito che la scuola è tenuta a svolgere”, hanno detto i due rappresentanti del Carroccio.
“Se c’è qualcuno in Parlamento, all’opposizione, che è d’accordo con una simile impostazione educativa – hanno continuato i leghisti – lo dica apertamente e non si nasconda dietro il paravento di qualcosa che tutti vogliamo: la trasmissione di informazioni sul corpo umano e il suo sviluppo, le nozioni in materia di fertilità e riproduzione, fino ad acquisire consapevolezza dell’identità di genere”.
Matone e Bellomo hanno quindi concluso il loro intervento sottolineando che “la Lega non ha posizioni oscurantiste”.
L’accusa di “oscurantismo”, di ragionamento da “preistoria” e di “ritorno al Medioevo” era stata lanciata due giorni prima, sempre alla Camera, dall’opposizione, in occasione della discussione dell’emendamento dell’on. Stefania Ascari (M5S) che apriva alle linee guida comprendenti corsi di educazione affettiva-sessuale già nelle scuole primarie.
Nell’occasione un altro deputato leghista, l’ex sottosegretario Rossano Sasso, ha utilizzato parole al vetriolo, bissando quanto espresso ad inizio mese sempre alla Camera: Sasso, riporta l’Ansa, ha detto che insegnare “l’educazione sessuale e affettiva” nelle scuole “è una nefandezza”, “una porcheria“, un “qualcosa che fino a quando la Lega sarà al Governo non accadrà mai”.
“Se la vogliono – ha detto Sasso – se la facciano nelle loro sedi di partito e vediamo se i genitori manderanno lì i loro figli”.
Nello sostenere il concetto, il leghista ha utilizzato parole come “oscenità” e “turpiloquio”, costringendo il presidente di turno Fabio Rampelli (FdI), vice-presidente della Camera, a chiedere di riportare il confronto su binari di “correttezza”.
Le parole forti dell’on. Rossano Sasso, però, avevano ormai infuocato l’Aula. L’esponente Verde Angelo Bonelli, riporta l’Ansa, è stato netto: “Definire un emendamento una nefandezza è inaccettabile. Non siamo a Kabul ma nella Repubblica italiana, Sasso non ci riporterà all’ oscurantismo”.
Anna Laura Orrico (M5S) ha tenuto a sottolinear che ciò che è “degradante” è che in Italia “l’89% dei ragazzi impara cosa sia il sesso da YouPorn“. Ma Sasso è un fiume in piena e attacca: Lo scontro, così, si sposta anche sulle “regole della democrazia” che Gianni Cuperlo rammenta citando la Costituzione.
Le critiche all’on. Sasso, però, non sono arrivate solo dal Centro-Sinistra:”Mi dissocio completamente dall’intervento del collega Sasso, come presidente di commissione e come relatore del provvedimento”, ha detto in Aula alla Camera Ciro Maschi (FdI).
Anche Carolina Varchi (FdI) ha definito quello di Sasso “un intervento fuori luogo” dissociandosi quindi da quelle espressioni.
Il partito Fratelli d’Italia, dopo la bocciatura dell’emendamento, si è anche impegnato a trattare il tema in un altro progetto di legge.
Intanto, il partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale ha criticato l’iniziativa del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sulla “formazione a scuola al rispetto della donna”, ma non sull’educazione sessuale e all’affettività.
Secondo Fabrizio Marrazzo portavoce del partito, sono gli LGBT+ risultano “tra i più discriminati a scuola e le prime vittime dei suicidi. Noi esistiamo, siamo il 15% della popolazione italiana, e questo Governo ci deve dare diritti”.
Questa formazione, inoltre, “oltre a non servire per le donne – perchè se non si parla di sessualità o affettività, non si formano i giovani al rispetto verso le donne ed al consenso – lascia fuori anche le discriminazioni verso gli studenti LGBT+, che oltre ad essere vittima spesso dei compagni di scuola sono anche soggetti ad umiliazioni ed a violenza da parte della famiglia anche in età giovanissima come il 13 enne di Torino, per cui” nei giorni passati “sono andati a processo i genitori che lo hanno sottoposto a violenze ripetute”.
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