Categorie: Didattica

Educazione sessuale: cosa succede in Europa

Nei paesi del Nord Europa, come ad esempio in Danimarca, la scuola si occupa anche di educazione sessuale, considerando questo tipo di insegnamento utile a prevenire malattie di natura sessuale, ma anche di natura psicologica. Da dati statistici rilevati in paesi come la Danimarca e la Svezia, in cui si insegna l’educazione sessuale, si registra che la conoscenza di questa disciplina, sia dal punto di vista scientifico che educativo. oltre a contrastare la diffusione di malattie contagiose che si trasmettono per via sessuale , ha anche un netto impatto sulla riduzione  di gravidanze precoci. L’educazione sessuale è materia obbligatoria in Europa, ma in Italia pare non ci siano i soldi per istituire una così importante disciplina d’insegnamento.
Strano Paese l’Italia, si hanno i soldi per pagare e sostenere l’insegnamento della religione cattolica, ignorando la laicità della scuola pubblica, ma poi non si trovano i soldi per introdurre una disciplina obbligatoria per statuto europeo, come l’educazione sessuale. Forse l’insegnamento di tale disciplina è un tabu, che non permette di parlare nelle scuole pubbliche italiane di temi come il sesso e l’omosessualità? Strano ma sembrerebbe proprio così, tanto che appena qualche settimana fa in un famoso liceo romano è successo un episodio, che ci fa capire quanto l’Italia sia lontana dall’essere una nazione europea.
Al  liceo classico Giulio Cesare di Roma, storico istituto della capitale, è stato letto in classe  un brano del libro di Melania Mazzucco “Sei come sei”, in cui si narrava del sesso ed in particolare di un rapporto orale consumato in uno spogliatoio. Parlare di queste porcherie a scuola? Che disgusto, hanno dovuto pensare alcuni genitori, che non ci hanno pensato su due volte a denunciare alla procura della Repubblica la scuola e gli insegnanti rei di avere letto tali sconcezze.
Nella denuncia fatta si ipotizza il reato di corruzione di minore e la divulgazione di materiale dichiaratamente osceno e violento. Mentre in Italia a parlare di sessualità, diversità, omosessualità e cose del genere si rischia la messa al rogo, quasi fossimo davanti al tribunale dell’Inquisizione, in Danimarca ad esempio la materia è inserita regolarmente nei programmi ministeriali già a partire dalla scuola primaria fino al primo anno delle superiori. Nelle scuole danesi si fanno conferenze sul tema della sessualità e delle malattie sessualmente trasmissibili invitando medici, psicologi, ma anche prostitute, omosessuali. L’educazione sessuale non è una materia facoltativa me obbligatoria come tutte le altre. Anche in Francia e in Austria si seguono programmi scolastici di educazione sessuale. L’Italia
invece rispetto a questi temi sociali e culturali resta molto indietro, condizionata dai retaggi di una cultura prevalentemente cattolica. L’Italia è purtroppo ferma al DPR del 16 dicembre 1985 n.751 in cui è stabilita l’intesa tra l’autorità scolastica italiana e la Conferenza episcopale italiana per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche. Questa intesa costa alle casse dello Stato italiano circa 1miliardo di euro, per consentire l’insegnamento della religione cattolica nelle nostre scuole. Lo sfogo di molti studenti, che in alcuni casi non si avvalgono della frequenza della religione cattolica, visto che non è materia obbligatoria, è che alcuni docenti  di religione trattano i temi dell’omosessualità come se fosse una malattia genetica e considerano il sesso un tema scandaloso.
A questo punto gli studenti si chiedono: “Quando in Italia si potrà introdurre, come accade nei maggiori Paesi europei, l’insegnamento di educazione sessuale, magari in alternativa alla religione cattolica?”

Lucio Ficara

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