Polemica in una scuola media di Torino: cinque famiglie di una classe terza hanno deciso di non far partecipare i figli ad un programma di educazione sessuale “di matrice cattolica” e hanno chiesto chiarimenti in merito. Lo riporta Il Corriere della Sera.
“Abbiamo delle perplessità sulla presunta laicità della proposta, visto che nella presentazione del corso ci è stato confermato che si basa sulla ‘Teologia del corpo’ di Giovanni Paolo II”, hanno spiegato i genitori in una lettera inviata al preside e all’Ufficio scolastico, dopo essersi documentati su Internet.
“Ci hanno risposto in modo molto generico ed evasivo – scrivono i genitori, che hanno scoperto il nome dell’ente preposto a fare queste lezioni all’ultimo, nell’atto di firmare l’autorizzazione –, dichiarandosi contrarie ad affrontare argomenti fondamentali quali l’interruzione volontaria di gravidanza e la legge che ne tutela il diritto”.
Il dirigente ha risposto così: “Non avendo le competenze interne, da sempre le scuole si rivolgono ad esperti esterni per i corsi di educazione sessuale, su proposta degli insegnanti e approvati dal Collegio docenti e dal Consiglio d’Istituto. Sarebbe comunque preferibile che a svolgerli fosse un ente pubblico come l’Asl, con le ostetriche e gli psicologi, l’ho chiesto più volte ma non ho ancora ottenuto risposta”.
Al momento non sono chiari i contenuti delle lezioni. Il quotidiano ha cercato di contattare l’ente in questione senza successo. Per i genitori che hanno sollevato il caso è comunque una questione di principio: “Al di là di come la pensi ciascuno di noi, riteniamo che un ente cattolico non sia una scelta neutra all’interno della scuola pubblica, definita laica dalla nostra Costituzione”.
Mentre i docenti precari di religione cattolica cominciano a “scaldare i motori” in vista del concorso, ordinario e straordinario, che per 6.400 candidati significherà l’immissione in ruolo, da alcune scuole giungono evidenti segnali di disaffezione verso la disciplina.
Soprattutto negli istituti superiori dei grandi centri cittadini del Nord. La media nazionale di diniego allo svolgimento della religione cattolica (che non è catechesi, ha sottolineato più volte lo Snadir) si aggira sul 15 per cento (cresce di anno in anno, basti pensare che nel 2010 stava sotto il 10 per cento), un dato per i vescovi preoccupante poichè corrisponde ad oltre un milione di allievi che quando c’è religione escono dall’aula.
La questione religiosa è molto sentita nelle scuole: non passa festività religiosa senza che nasca una polemica, dal presepe Natale, fino all’annosa questione del crocifisso nelle aule.
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