È giusto parlare lezione, a partire dal quinto di scuola primaria, di temi legati alla sessualità e alla riproduzione? Il popolo della scuola è diviso. Qualche tempo fa La Tecnica della Scuola ha realizzato un sondaggio, da cui è emerso un certo timore da parte dei genitori e degli stessi ragazzi, tanto che ben in 7 casi su 10 si sono detti contrari. Eppure, le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012 parlano chiaro: alla fine della classe quinta l’alunno dovrà “acquisire le prime informazioni sulla riproduzione e la sessualità”. Perchè il bambino in crescita formativa deve avere la “consapevolezza della struttura e dello sviluppo del proprio corpo, nei suoi diversi organi e apparati, ne riconosce e descrive il funzionamento, utilizzando modelli intuitivi ed ha cura della sua salute”.
Su questo tema, gli addetti ai lavori si sono divisi. La dirigente scolastica Anna Raccuia, a capo di un istituto comprensivo del Mantovano, favorevole all’inclusione di questi temi anche alla primaria, ha rifiutato qualsiasi accostamento alla “Teoria gender?”: ascoltata dalla nostra redazione, seguito delle polemiche e delle accuse scatenate dall’associazione Pro Vita, sostenute anche dall’ex sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, la ds ha respinto le accuse su un presunto “indottrinamento” della scuola nei confronti degli studenti, dal quale i docenti si sarebbero dissociati.
Sulla questione si era espressa anche l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, tra l’altro in modo deciso, affermando che “educare individui nella loro interezza è un compito difficile ma fondamentale, che spetta alla famiglia, alla scuola e alla società intera”.
“Ma la famiglia – ha proseguito l’ex ‘grillina’ – è un contesto in cui difficilmente si riescono a trattare temi relativi alla sessualità (in chiave anche sanitaria e di tutela della salute) e i ragazzi per questo chiedono proprio alla scuola che dia loro questa educazione, altrimenti noi lasciamo che la sessualità sia gestita dal mercato di Internet e questo è molto pericoloso, perché Internet non insegna l’affettività”.
Con il passare del tempo, in ogni caso, i corsi di educazione sessuale e riproduttiva cominciano comunque ad entrare anche nelle scuole primarie di altri Paesi. Pure in Brasile, dove il governo del presidente progressista Luiz Inacio Lula da Silva il 7 agosto ha dato il via libera alle lezioni che riguarderanno anche la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
Il predecessore di Lula, l’ex presidente di destra Jair Bolsonaro, si era detto invece sempre contrario: l’educazione sessuale, sosteneva, “è una responsabilità familiare”.
L’agenzia Ansa ricorda anche che secondo il ministero dell’Istruzione, l’educazione sessuale all’interno del programma sanitario scolastico, tuttavia, “non ha a che fare con insegnare o incoraggiare gli alunni ad avere relazioni sessuali“.
Per Katia Souto, coordinatrice generale di Equità e Determinanti sociali della segreteria all’Assistenza sanitaria primaria del ministero della Salute, le azioni di promozione della salute mentale saranno incluse nel programma come “mezzo per prevenire la violenza nelle scuole”.
Il programma prevede inoltre una fase di formazione per i professionisti della sanità e dell’istruzione con il sostegno di partner come Unicef e Unesco.
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