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Educazione sessuale, i ginecologi a scuola con il “kit multimediale”

Un “kit multimediale” sull’educazione sessuale nelle scuole composto da magazine rivolti ai giovani, poster, una guida per gli insegnanti, delle slide e un cortometraggio animato realizzato dallo studio Bozzetto dedicato alla pillola contraccettiva. È questa l’”arma” che useranno nei prossimi mesi tutti i ginecologi che si recheranno come esperti nelle classi di alcuni istituti italiani per sensibilizzare ragazzi e docenti su un uso corretto della sessualità.
L’iniziativa è della “Società italiana di ginecologia e ostetricia” (Sigo), in corrispondenza della terza Giornata mondiale della contraccezione che si celebrerà il 26 settembre prossimo. L’iniziativa nasce con l’intento di contrastare numeri che parlano da soli: in soli dieci anni, tra il 1995 ed il 2005, le interruzioni volontarie di gravidanze nelle under 14 è passato dallo 0,5% all’1,2% e nello steso periodo le malattie trasmesse sessualmente sono addirittura decuplicate. Un andamento che secondo gli esperti ginecologi si giustifica con un’altra percentuale molto significativa: solo lo 0,3% delle teenager italiane ha una buon livello di conoscenza della sessualità.
Il kit sarà presentato il 24 settembre nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11.30 di alla sala stampa nazionale di via Cordusio, 4 a Milano. Relatori saranno il prof. Emilio Arisi, membro del direttivo Sigo e direttore scientifico di “Scegli tu“, Salvatore Caruso, presidente della Federazione italiana di sessuologia scientifica e il celebre vignettista e regista Bruno Bozzetto.
Ma iniziative di questo genere vengono avviate anche a livello internazionale. Sono in dirittura d’arrivo le “Linee direttive internazionali sull’educazione alla sessualità”, frutto di un lavoro avviato nel 2007 dall’organizzazione Onu per l’educazione, la scienza e la cultura. Le linee intendono fornire una traccia per un’educazione sessuale nelle scuole di tutto il mondo. Il programma, che trae spunto da 87 studi internazionali, punta a fornire ai bambini e ai giovani di ogni paese, i mezzi per “fare delle scelte responsabili nelle loro relazioni sessuali e sociali” per lottare contro l’Aids, gli abusi e le gravidanze indesiderate.
Le indicazioni sono suddivise in base all’età, alle tematiche e le conoscenze da fornire, dal diritto “all’autodeterminazione” e a dire “sì o no” in materia di pratiche sessuale, agli insegnamenti sulla contraccezione, l’uso del preservativo e l’aborto. La stessa masturbazione è definita come “un’espressione possibile e non pericolosa della sessualità”.
La linea, decisamente laica e moderna, intrapresa dall’Onu ha però creato non poche proteste. “Un rapporto dell’Onu raccomanda di insegnare la masturbazione ai bambini di 5 anni”, ha titolato ad agosto il sito dell’emittente Fox News, vicina agli ambienti conservatori americani. L’Unesco vuole “stabilire una burocrazia che insegni la masturbazione e la contraccezione”, e il suo programma di educazione sessuale “calpesta la morale tradizionale”, ha accusato un altro sito conservatore, americanthinker.com. E le critiche hanno trovato spazio anche in America Latina.
L’Unesco si difende: “Non è un programma scolastico, e non è niente di obbligatorio, ma un lavoro fatto su richiesta degli Stati membri e delle organizzazioni delle Nazioni Unite, che consiste nel mettere sul tavolo un resoconto di quanto è noto sull’argomento, senza tabù”, ha sottolineato la portavoce Sue Williams. “Si parla di tutte le possibilità, dall’astinenza all’aborto” e “ogni governo fa quel che vuole, lo adatta secondo le differenze dei contesti culturali”, ha aggiunto. In merito alla masturbazione il documento propone, per le classi di bimbi tra i 5 e gli 8 anni, di spiegare ai piccoli che è “naturale esplorare e toccarsi le parti del suo corpo” e che “questa pratica non è pericolosa”. Il documento propone inoltre di promuovere il diritto a un “accesso a un aborto sicuro”, ricorda che “l’uguaglianza dei sessi è un diritto umano” e definisce “nefaste” le pratiche come il matrimonio forzato e la poligamia.
Alessandro Giuliani

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