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Educazione sessuale: in Gb si assistono gli allievi senza l’ok dei genitori

Va bene l’educazione e prevenzione delle malattie sessuali, ma forse in Gran Bretagna si sta esagerando. Sulla base di uno studio svolto su scala nazionale dal “Forum per l’educazione sessuale nelle scuole”, risulta che in diversi istituti inglesi preservativi, test di gravidanza e pillole del giorno vengono distribuiti con estrema facilità a centinaia di migliaia di adolescenti. Fin qui nulla di nuovo, ma quando si legge che i destinatari sono anche bambini di 11 anni e che le famiglie degli allievi sono quasi sempre all’oscuro di tutto le cose cambiano.
Tanto da far uscire allo scoperto le associazioni dei genitori: “il problema non è che i nostri figli ricevano consigli sessuali a scuola, ma il fatto che questo rappresenti la fine della loro innocenza e che i genitori possano essere intenzionalmente tagliati fuori”, ha detto Andy Hibberd, co-fondatore del gruppo di supporto “Organizzazione dei genitori”.
Lo studio ha evidenziato anche che nel 29% delle scuole medie inferiori e superiori inglesi sono presenti cliniche private specializzate in assistenza sessuale, pari ad una ogni 20 istituti di istruzione, che forniscono ricette mediche per svariati tipi di contraccettivi senza che ne vengano informati i genitori.
Lucy Emmerson, alto funzionario del Forum e autrice dello studio, pur sottolineando che “le barriere sono spesso di tipo ideologico e credo che grazie a questo studio saranno molti gli istituti scolastici che decideranno di costituire tali servizi” ammette che “molti insegnanti sono nervosi e non sanno come reagiranno i genitori”.
In Gran Bretagna il problema delle gravidanze indesiderate sta diventando sempre più rilevante: è il Paese oggi vanta più alto tasso in Europa di gravidanza tra le adolescenti: cinque volte di quello che si registra nella “libertina” Olanda, tre volte quello della Francia e due volte più alto di quello della Germania. Secondo il Governo inglese gli aborti tra le adolescenti al di sotto dei 16 anni sarebbero in aumento del 10 per cento; al di sotto dei 14 anni addirittura del 21 per cento.
Dati allarmanti che hanno spinto parte dell’opinione pubblica a chiedere che le istituzioni scolastiche impartiscano solo le regole basilari dell’educazione sessuale, limitandosi ad insegnare ai ragazzi solo i meccanismi di riproduzione sessuale e niente più. Per alcuni esperti le troppe informazioni in materia sessuale incoraggerebbero addirittura gli adolescenti a diventare sempre più attivi sessualmente.
Pareri che hanno messo in crisi anche le istituzioni inglesi. All’inizio del 2008 il governo britannico tentò di ‘tagliare’ l’alta percentuale di gravidanze tra le adolescenti inviando un “libretto” informativo alle famiglie, con figli dai nove anni in su, tramite il quale si tentava di spiegare ai genitori come parlare del sesso ai propri figli e che cosa dire, anche per quanto riguarda la contraccezione. Ora però sembra si voglia tentare la via del dialogo diretto, senza più coinvolgere le famiglie.
In attesa di capire quale può essere la soluzione migliore va detto che anche in Italia c’è necessità di muoversi: l’ultimo studio sulla “Condizione dell´infanzia e dell´adolescenza” di Eurispes-Telefono Azzurro, condotto su un campione nazionale di 1950 ragazzi, tra gli 11 e i 18 anni, ha fatto confermato che nel nostro Paese il numero di adolescenti che “non l´ha ancora fatto” (il 57,2 per cento) è in progressiva diminuzione: nel 2002 si parlava del 70 per cento e nel 2005 del 64,3per cento). Se poi la maggior parte dei ragazzi fa sesso per la prima volta tra i 15 e i 17 anni (19,3 per cento del campione), si allarga anche la fascia dei molto precoci: i ragazzini che hanno già avuto un’esperienza completa tra gli 11 e i 13 anni sono diventati il quattro per cento.
Un altro recente studio italiano condotto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) ha poi rivelato che in materia sessuale solo lo 0,3 per cento delle ragazze under 19 ha un buon livello di conoscenza, e solo una su quattro raggiunge la sufficienza. E ancora: la prima volta è senza precauzioni per una su tre e solo il 50% usa metodi sicuri.
Per la “Società italiana di pediatria” il motivo di tanta disinformazione tra i giovani in materia sessuale andrebbe ricondotto al dialogo poco aperto con i genitori, che infatti risultano decisamente tra le fonti di informazione meno consultate: alle madri si rivolgono il 36,6 per cento delle femmine e il 18,5 per cento dei maschi; ai padri il 20 per cento dei maschi e l’11,5 per cento delle femmine.
Gli adolescenti italiani le informazioni sul sesso le acquisirebbero principalmente attraverso il passaparola con i coetanei , ma anche attraverso i mass-media moderni ad iniziare da internet.
 
Alessandro Giuliani

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