“A scuola di rado si percorre la storia del patriarcato, non ci sono gli strumenti. Tutto ha radici antiche, dalla mitologia Grecia. Abbiamo costellato la storia di questo. Ciò si perpetua da millenni. Non ci dobbiamo sorprendere oggi. Ciò che ora per fortuna emerge è qualcosa che prima veniva messa sotto al tappeto”: queste le parole della sociologa e saggista Graziella Priulla, pronunciato nel corso dell’appuntamento della Tecnica della Scuola di ieri, 31 agosto, alle 16, dal titolo “Violenza sessuale di genere, linguaggi e cultura tossica. Quali responsabilità della scuola?”, in cui è intervenuta insieme al sociologo Francesco Pira e alla docente Giovanna Corrao, diventata virale qualche giorno fa per il suo attacco alla comunità educante dopo lo stupro di Palermo, al grido di “Siamo tutti falliti“.
“Il patriarcato è una parola che nei libri di testo usati nelle scuole non c’è mai. Queste violenze non hanno come motore il desiderio, c’è di mezzo la parola ‘potere’. In molte ragazze c’è ancora la convinzione che ci debba comunque essere una disparità tra i generi, basata sulla forza fisica. La scuola è fatta da professionisti: non capisco perché c’è tanta resistenza nel parlare dell’apparato genitale a scuola. I ragazzi non conoscono le parti del loro corpo. Ci sono tabù persino nelle mestruazioni. Il tabù è nella testa degli adulti, non dei ragazzi, per questo questi ultimi vivono il sesso in maniera morbosa”.
“La scuola ha il dovere di insegnare nozioni scientifiche e collegarle poi ad altri temi, come quello del consenso. Nessuno spiega loro tutto ciò. La scuola è fatta per addestrare a farsi domande, le risposte poi le trovano”, ha concluso Priulla, che crede fermamente che la scuola abbia un ruolo chiave nell’educare alla sessualità i giovani.
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