Il più brutto in assoluto? Il 1972. Il migliore? Il 2011. Gli anni Sessanta hanno rappresentato il decennio peggiore. I più colpiti sono stati i giovani, gli under 30. In ogni caso, sulle strade italiane dagli anni Cinquanta ad oggi hanno perso la vita oltre mezzo milione di persone e 14 milioni hanno riportato ferite più o meno gravi. Sono le analisi dell’Asaps-associazione amici della Polstrada, riassunte in un documento che verrà pubblicato sul prossimo numero della rivista ‘Il Centauro’. “443.802 vittime (tante quanti gli abitanti di Firenze e Forlì), 14.321.280 feriti, 14.868.849 incidenti: sono dati impressionanti e che, purtroppo, non rappresentano il dato effettivo. Infatti, fino al 1998 venivano annotati solo i decessi entro la settimana dall’evento, mentre oggi si prendono in considerazione le morti in un arco temporale di 30 giorni e per questo si può lecitamente pensare che quella cifra vada aumentata di almeno il 15%”, spiega Giordano Biserni, il presidente dell’Asaps in una nota.
“E poi sul campo vanno aggiunti i milioni di invalidi permanenti, per i quali non esistono numeri certi”, continua l’Asaps. “L’elaborazione dei bollettini induce gli analisti a ritenere che almeno il 15-20% dei feriti complessivi nei sessant’anni di rilevazione Istat non abbia più ripreso una vita normale dopo un incidente. Si tratta di 2/3 milioni di persone, con un danno incalcolabile in termini di prodotto interno lordo, oltre che di perdita di aspettative di vita”. “L’analisi decennio per decennio indica che fino al 1972 i numeri sono tutti cresciuti: si è partiti con 56.355 persone rimaste uccise dal ’52 al ’60, anni in cui il parco veicolare non arrivava a due milioni, arrivando al record di 95.386 decessi del decennio dal 1961 al 1970, registrati nell’indifferenza di un’epoca che non aveva ancora prodotto i geni per difendersi dalla crescente mobilità, con quasi 15milioni di veicoli”. L’annus horribilis è stato il 1972 (11.078 decessi), ma per arrivare ai risultati di oggi si sono dovuti aspettare altri quarant’anni: 92.986 vittime negli anni ’70 (2.321.285 feriti in 2.885.571 incidenti), 71.607 nel decennio successivo di quei magnifici anni ’80 (2.192.276 feriti in 2.767.129 incidenti e oltre 33milioni e mezzo di veicoli circolanti), 67.177 morti negli anni Novanta (2.716.568 feriti in 1.915.255 sinistri e quasi 41milioni di veicoli), con una media ancora vicina alle 7mila vittime annuali. Il 2011 è stato il miglior risultato di sempre: 3.860 morti e 292.019 feriti. “Aumenta la mobilità e il parco veicoli, oggi quasi a quota 49 milioni di mezzi, ma diminuiscono le vittime, grazie certamente agli airbag agli ABS, ESP. Ma anche col segno che i geni ora ci sono: si chiamano elettronica, cinture, casco, etilometro, tutor e controlli e, per fortuna, maggior coscienza, maggior vigilanza, pressione e informazione da parte di tante associazioni. Ma c’è ancora tanto da fare finché girano per strada ubriachi con licenza di uccidere e mani inesperte e incoscienti al volante”.