Educazione stradale, non basta il messaggio visivo
La prima causa degli incidenti sulle strade? La distrazione. A dimostrarlo è stata il 19 marzo la polizia stradale che a Roma ha mostrato dei video ad alto impatto emotivo filtrati da contenuti esplicativi molto chiari: l’iniziativa è giunta al termine di una indagine condotta dalla polizia e dall’università La Sapienza sull’efficacia dell’impiego dei video nell’educazione alla sicurezza stradale nelle scuole.
Così un agente ha spiega il problema mentre un video di appena 10 secondi mostrava un tir investire violentemente le auto incolonnate in autostrada poco più avanti, perché il conducente era evidentemente impegnato a guardare altrove.
Il risultato, spiega Anna Maria Giannini, direttore dell’osservatorio di psicologia della legalità della Sapienza, “è che non bastano immagini shock. I ragazzi sono abituati a immagini forti, che anzi rischiano di scatenare anche una attrazione morbosa. Occorre invece proporre immagini anche dure, ma accompagnate da una spiegazione competente, che permetta di elaborare l’emozione scatenata da quell’immagine e trasformarla in apprendimento. Spesso i ragazzi affermano, per esempio, di essere in grado di mandare un messaggio e contemporaneamente fare altro. Così – ha continuato Giannini – gli diamo un compito da eseguire e li invitiamo a utilizzare il telefono nel frattempo. In questo modo si rendono conto concretamente, con l’esperienza diretta, del problema“.”.
Gli esperti ritengono che sarebbe fondamentale avviare l’educazione stradale nelle scuole già dall’infanzia, in modo da creare un percorso che inizia precocemente e prosegue fino alla maturità. Una linea, quella dell’educazione stradale, che il Miur avrebbe comunque sposato da tempo attraverso il progetto Icaro: il direttore della polizia stradale, Roberto Sgalla, ha detto che dal 2000 ad oggi gli agenti sono stati nelle scuole di 160 città italiane, parlando con 90mila studenti. Con il tempo la proposta educativa si è andata articolando: oggi è fatta di uno spettacolo teatrale seguito di 3-4 incontri, con video e momenti di confronto. Un modello che funziona, tanto che il progetto è stato adottato dall’Unione europea come “best practice” e finanziato per tre anni a livello comunitario.
“In 10 anni – ha sottolineato Sgalla – siamo riusciti a ridurre il numero di morti sulle strade del 33%. L’obiettivo di Lisbona è quello del 50. Non arriveremo a tanto, ma l’Italia è tra i Paesi che hanno comunque ottenuto i migliori risultati in questa direzione“.
Il progetto Icaro ha già prodotto due guide, una per le scuole superiori e l’altra per le elementari. E’ in dirittura d’arrivo una terza guida, destinata alle medie, mentre in autunno partirà il lavoro per realizzare la quarta, destinata alle scuole dell’infanzia. Tutte le guide vengono pubblicate dalla casa editrice Erickson di Trento, specializzata in pedagogia.
“Bisogna sforzarsi di rimanere in sintonia con i ragazzi per non perdere la possibilità di agganciarli e far passare i messaggi educativi, e il lavoro della polizia stradale va proprio in questa direzione“, ha spiegato il responsabile comunicazione della casa editrice, Riccardo Mazzeo. I proventi delle vendite saranno destinati all’associazione dei familiari delle vittime degli incidenti stradali.