La pubblicazione, che sarà inviata alle scuole entro il prossimo mese di febbraio, raccoglie in larga misura le riflessioni condotte dal Cede sui dati rilevati nel corso degli esami dello scorso giugno nell’ambito di un accurato monitoraggio realizzato dalla Doxa.
Nello scorso giugno gli osservatori avevano seguito 799 colloqui in 391 scuole, rappresentative di tutti gli indirizzi.
Secondo le rilevazioni della Doxa le aule in cui si sono svolti i colloqui erano per lo più spaziose e luminose, ma una su tre è stata definita fredda e non accogliente.
Nella maggior parte dei casi erano arredate in modo tradizionale (in un caso su 5 erano presenti PC, assai raramente erano disponibili lavagne luminose e proiettori).
La durata media dei colloqui è stata di un’ora, ma nel 24% dei casi la prova è andata oltre 60 minuti e nel 16% si è esaurita in 40 minuti.
I colloqui – sostiene la Doxa – sono stati condotti dalle commissioni in modo coerente e coordinato in 3 casi su 4, nel 94 % dei casi i commissari sono apparsi calmi e tranquilli e nel 70% dei casi attenti alle risposte.
Ma come si sono comportati i candidati ?
Almeno la metà ha mostrato incertezza ed ha manifestato il proprio disagio arrossendo (il 13%), facendo lunghe pause prima della risposta (15%) o addirittura sudando vistosamente (5%).
Le materie che più di altre hanno creato difficoltà ai ragazzi sono stati la matematica (19%), l’italiano (18%) e la storia (12%).
Esaminando tutti questi dati gli esperti del Cede sono arrivati alla conclusione che un’aula accogliente, ben illuminata, non rumorosa, la disponibilità di strumenti quali computer o lavagne luminose sono dati ambientali oggettivi che concorrono a innalzare il livello complessivo dell’esame.
Secondo Benedetto Vertecchi, esperto di problemi della valutazione scolastica, nonché direttore del Cede, il comportamento delle commissioni nel primo anno di applicazione del nuovo modello d’esame è stato comunque complessivamente positivo, tale da garantire una buona attendibilità dei risultati.
"Il nostro lavoro – ha sottolineato Vertecchi – non intende stigmatizzare eventuali improprietà che si siano verificate nella conduzione dell’orale: si tratta piuttosto di mettere a disposizione di tutti i futuri commissari i comportamenti che alla prova dei fatti si sono rivelati i migliori da seguire".
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