Sulla base di quanto pubblica “Quotidiano.net”, che ha intervistato il sottosegretario alla istruzione, Elana Ugolini, i dati qualificanti della nuova scuola viaggiano su tre binari paralleli:
più istruzione tecnica e professionale;
nuovi sistemi di valutazione e di autovalutazione delle istituzioni scolastiche; prosciugamento del pozzo senza fondo del precariato e creazione di un percorso non a ostacoli per chi vuole fare l’insegnante.
Più che un programma ambizioso, per il sottosegretario l’obiettivo è pure far funzionare le cose meglio, mentre sulla questione dei concorsi, Ugolini dice: “Non possiamo inventarci i posti. Così come uno non può alzarsi la mattina e dire: ‘Adesso fabbrico un miliardo di euro’. In questo momento non potevamo bandire un concorso per 30mila. Poi, può darsi che si riesca a risparmiare su altri fronti e l’anno prossimo si possa allargare l’offerta formativa, fare percorsi flessibili, fare più tempo pieno. Ma non possiamo continuare a spendere quello che non abbiamo.”
“Aver messo a bando questi posti dà la possibilità alle persone brave che sono nelle graduatorie a esaurimento e che sono magari 50esime di potersi mettere alla prova e di entrare in ruolo prima di avere i capelli bianchi”.
E a chi non ce la fa, invece “Vogliamo dare la possibilità alle persone in graduatoria di entrare in ruolo, ma senza escludere i giovani laureati. Per questo i Tfa (i Tirocini Formativi Attivi) reintroducono dei percorsi abilitanti che entro due, tre anni dovranno diventare percorsi formativi di tipo universitario. La vera sfida è di non ricominciare con i nuovi abilitati a fare quello che è avvenuto finora.” E infatti i nuovi obiettivi saranno: “Il bando di concorso entro il 24 settembre per poter mettere in ruolo nel 2013 i 12mila nuovi insegnanti.
Varare entro Natale le nuove modalità di reclutamento per bandire subito un altro concorso che dovrebbe avere cadenza biennale e avviare le lauree magistrali ad indirizzo didattico al posto del biennio specialistico”.
Per quanto riguarda invece l’istruzione e la formazione tecnico-professionale “bisogna far nascere i poli tecnico-professionali previsti dall’articolo 52 del Decreto Semplificazione e Sviluppo. L’idea è quella di botteghe-scuola in cui imparando a svolgere un mestiere, s’impara a calcolare, studiare, capire e descrivere in un italiano o in un inglese perfetto quello che si è costruito”
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