Raccolta di firme, denunce, sit-in, consigli di istituto straordinari e scuola chiusa per due giorni: è una vera escalation di azioni di protesta quella che stanno conducendo i genitori degli studenti frequentanti la scuola media “Amaldi” di Roma, situata nella zona periferica La Storta, sulla consolare Cassia. La mobilitazione, che ha convinto i componenti del consiglio di istituto a chiudere la scuola il 12 e 13 gennaio, nasce a seguito dell’installazione, sopra l’istituto, di un ripetitore per la trasmissione di telefonia. Ci sono tutte le condizioni, insomma, per pensare ad una caso di impatto ambientale con grandi rischi per la salute. Secondo i genitori degli allievi il ripetitore è stato montato in un’area già ricca di onde elettromagnetiche provenienti dalla Radio Vaticana, posta nella vicina Santa Maria di Galeria, e dai ripetitori della Marina, situata a due passi in via della Storta.
I rischi derivante dalle onde elettromagnetiche del nuovo impianto, comunque non ancora funzionante, hanno subito allarmato i genitori che dicono di essersi ritrovati il ripetitori “dall’oggi al domani”, su una palazzina privata a tre piani in via della Cerquetta, durante le vacanze di Natale, a poche centinaia di metri dalla scuola.
La situazione ha colto tutti di sorpresa: anche la direzione scolastica, di fronte a questo caso spinoso di potenziale condizioni di elettrosmog, ha compiuto i suoi passi. Secondo il direttore della scuola “Amaldi”, Bruno Silvi, per il momento non c’è alcun allarme, visto che il ripetitore “non emette ancora alcuna onda elettromagnetica”. In una circolare urgente distribuita alle famiglie, Silvi ha elencato le denunce sinora avviate e reso nota la richiesta, avallata dal Consiglio d’Istituto, di “trasferire l’antenna fuori dalla portata della scuola”.
Ma i più preoccupati di questo ennesimo caso di elettrosmog in ambito scolastico sono indubbiamente i genitori degli studenti. Al loro fianco si sono schierati gli abitanti del quartiere, il prossimo bersaglio delle emissioni dell’antenna. E sul piede di guerra sono scese anche associazioni locali come il Coordinamento dei Comitati Roma Nord.