La vendita di favole si impenna man mano che si avvicina la data delle elezioni. È una escalation senza pudore nei confronti degli italiani tar-tassati di questi ultimi anni, che devono fare i conti con i problemi reali, dalla disoccupazione, allo “smottamento del ceto medio”, alla rabbia crescente per la prospettiva greca che si profila al nostro orizzonte.
L’economista e già ministro del PDL Renato Brunetta va proclamando a tutti i media le sue ricette magiche: diminuire di 5 punti la pressione fiscale e via l’Imu dalla prima casa. “Saremo sul lastrico nel giro di tre mesi”, gli obiettano. No problem è la risposta, ridurremo la spesa pubblica di 80 miliardi. Si capisce che continueranno a farne le spese quei fannulloni dei pubblici dipendenti. Per Brunetta è un vanto: dal 2008 al 2011, da ridotto il numero dei dipendenti pubblici di 155mila unità (v. scuola) e ne ha bloccato le remunerazioni. Però almeno c’è chiarezza su dove si andrà a tagliare, gli elettori si regolano e molti sono d’accordo.
La sorpresa viene dal PD: prima il librone di 168 pagine “Idee ricostruttive per la scuola” presentato il 12 gennaio, poi la sintesi in 8 punti annunciata due giorni dopo da Francesca Puglisi, responsabile Istruzione del partito. “Stabilità, fiducia e risorse” sono le tre parole chiave. Peccato che alle ambiziose idee in elenco non faccia seguito un solo accenno sul dove prendere le risorse.
Almeno Monti è più cauto, e lo dice: “Man mano che si riduce il costo del debito pubblico e si eliminano spese inutili, possiamo creare nuovi spazi per investimenti nell’istruzione”.
I grillini, nelle loro discussioni, si sono posti il problema e qualche spunto l’hanno offerto: disdire l’acquisto degli F-35, le missioni militari all’estero, ridurre le spese militari, eliminare tutte le province, divieto di pagare stipendi pubblici superioni ai 10mila euro al mese, Ici per la chiesa e le banche, super tassa sul lusso.
Gli 8 obiettivi indicati dalla Puglisi rischiano invece di essere solo un libro dei sogni se non si indica dove prendere le risorse. Riportare l’investimento sull’istruzione “almeno al livello medio dei paesi Ocse” (ovvero il 6% del Pil contro l’attuale 4,70%), dimezzare la dispersione scolastica, un piano per aumentare i posti negli asili nido, il ritorno al tempo pieno e alle compresenze nella primaria, allungare il tempo scuola alle medie, eliminare la precarietà dalla scuola, e dulcis in fundo “scuole aperte tutto il giorno, un luogo dove oltre agli insegnamenti curricolari ci si possa fermare il pomeriggio per studiare, dove si possa fare sport, suonare, recitare, imparare le lingue”. Almeno Profumo lo diceva che la sua idea di centro civico, ludico e sportivo era un sogno!
“Servono risorse” ammette fra le righe la Puglisi. Bene, gli elettori aspettano una qualche indicazione concreta. Sarebbe opportuno anche qualche chiarimento su quali professionalità impiegare nelle attività pomeridiane, dalla musica alla recitazione allo sport (diamo per scontato che l’insegnante non è un animatore culturale tuttofare), e quali risorse strumentali e logistiche si possano utilizzare. I politici forse non sanno che nella scuola reale al pomeriggio gli enti locali, per risparmiare, tagliano il riscaldamento anche quando ci sono attività obbligatorie!