Politica scolastica

Elezioni 2018, Di Maio propone Salvatore Giuliano come ministro dell’Istruzione. Il profilo

Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento Cinque Stelle, ha annunciato nel corso del programma di La 7, “L’aria che tira”, il nome del possibile ministro dell’Istruzione: si tratta di Salvatore Giuliano, dirigente scolastico dell’IISS Majorana di Brindisi, ideatore e capofila del progetto Book in Progress: una rete di istituzioni scolastiche di tutto il territorio nazionale che ha lo scopo di produrre contenuti – cartacei, digitali ed interattivi – sostitutivi dei libri di testo.

La sua ultima sperimentazione è  quella dell’ingresso a scuola alle 10. Partirà a settembre, con l’avvio dell’anno scolastico 2018/2019, e sarà inizialmente testata su una sola classe. Nella convinzione, da parte di Giuliano, che la qualità del sonno abbia una ricaduta positiva sulla capacità di apprendimento degli studenti.

Laureato in Economia presso l’Università di Lecce, è stato membro dell’ANP (Associazione nazionale presidi), Giuliano è da sempre impegnato nell’innovazione della didattica con l’uso delle tecnologie, è membro del gruppo Avanguardie educative dell’Indire e del Cantiere 2 sulla Buona Scuola.

A novembre 2014 diventa uno dei primi 100 Digital Champions, una rete di esperti digitale incaricati di promuovere la cultura di internet nel Paese, sul territorio

Nel 2016 era entrato nello staff del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, quale esperto sui temi legati alla formazione dei dirigenti scolastici e all’attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale.

Giuliano aveva presentato la sua candidatura alle Parlamentarie del M5S ma il suo nome non era stato inserito tra i votabili.

Intervenuto nel corso del programma di La 7, Giuliano ha dichiarato che la “Buona Scuola non va abolita, ma migliorata”. Parole in controtendenza rispetto a quanto detto da Di Maio a La Tecnica della Scuola, il 14 gennaio: “La riforma Renzi non ha nulla di buono. La smantelleremo partendo proprio da quelle misure che hanno trasformato la scuola in un’azienda: i super-poteri ai presidi, la chiamata diretta dei docenti, il bonus premiale e la card formazione per i docenti che è più una mancetta elettorale”.

Subito arrivano i primi commenti, come quella di Simona Malpezzi, deputata del Partito Democratico

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Andrea Carlino

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