In un periodo in cui fioccano le promesse elettorali da parte dei vari esponenti politici in vista delle elezioni del 25 settembre, come quella relativa all’aumento degli stipendi dei docenti, arriva un commento destinato a far discutere molti di loro.
Gianni Canova, critico cinematografico, scrittore e accademico, dal 2018 Rettore della Libera università di lingue e comunicazione IULM, pensa che i politici, più che concentrarsi sui bisogni del corpo docente, dovrebbero occuparsi di coloro che stanno dalla parte opposta della cattedra.
Canova ha affidato i suoi pensieri ad un articolo pubblicato ieri, 25 agosto, su Il Corriere della Sera, intitolato “Scuola, non è (solo) questione di soldi”. Questo breve titolo strizza l’occhio a ciò che è stato al centro del dibattito politico recente a proposito di scuola, ossia gli stipendi dei docenti. Lo studioso ha fatto notare che il fatto che ci sia la scuola nei programmi elettorali è positivo. Il problema è che, secondo lui, ci si starebbe concentrando solo ed esclusivamente sui docenti, trascurando di gran lunga gli scolari.
“Tutti i programmi elettorali parlano di istruzione, ma nessuno si sofferma sulla qualità della preparazione che offriamo ai nostri studenti, mentre la scuola dovrebbe aiutare a cercare, scoprire, capire, interpretare, innovare. Si continua a privilegiare gli interessi di chi a scuola ci lavora invece che quelli di chi a scuola ci studia e ci va per ricevere una formazione adeguata alla complessità del nostro tempo”, ha scritto.
Ecco la priorità che dovrebbe, secondo Canova, muovere le intenzioni dei politici: “Tutti dicono che bisogna stabilizzare gli insegnanti precari. Bene (anche se bisognerebbe discutere su come selezionarli…). Dicono che gli insegnanti vanno pagati meglio. Sacrosanto. Che anche nelle carriere docenti va introdotto il merito. Era ora. Che va estesa e rafforzata l’edilizia scolastica. Ci mancherebbe. Il problema è che nessuno – ma proprio nessuno – si interroga su quella che è la vera emergenza della scuola (e, per converso, della società) italiana. Cosa si insegna nelle aule? Che tipo di formazione viene offerta agli studenti? Che conoscenze e competenze vengono condivise? Cosa è urgente fare per formare giovani generazioni più colte, consapevoli e responsabili di quelle uscite negli ultimi anni dalle nostre scuole?”.
I dati sulla preparazione dei nostri alunni sembrano dare ragione al Rettore: “Siamo un paese che viaggia verso tassi di analfabetismo di ritorno preoccupanti, un italiano su due non è in grado di decodificare correttamente un testo scritto se contiene anche solo un periodo ipotetico o una frase sintatticamente men che elementare, abbiamo un numero di Neet (giovani che non studiano e non lavorano) incomparabilmente più alto di tutti gli altri paesi europei e la formazione tecnico-scientifica fa acqua da tutte le parti. Non solo: all’università arrivano giovani per cui la geografia è un optional e la storia contemporanea una galassia inesplorata”, denuncia Canova.
Ecco come andrebbero rinnovati i programmi scolastici secondo Canova: “I nostri governi sono stati perfino multati dall’Unione Europea perché siamo gli unici a non prevedere la media literacy nei curricula scolastici, abbiamo pagato le multe e tutto è rimasto come prima. Per di più, la scuola e l’università non sempre sono attrezzate per sviluppare negli studenti quelle abilità che tutte le rilevazioni più recenti indicano tra le più richieste dal mercato del lavoro dei prossimi anni: il pensiero critico, la capacità di risolvere problemi complessi, lo sviluppo della creatività”.
Secondo il Rettore della IULM bisognerebbe finalmente riformare nel profondo il sistema scolastico, anziché pensare a ingraziarsi gli insegnanti con promesse che lasciano il tempo che trovano: “L’ultima riforma organica del nostro ordinamento scolastico risale paradossalmente alla riforma Gentile. 1923, poco meno di un secolo fa. Dopo ci sono stati aggiustamenti, adeguamenti, limature, ritocchi, riformine e controriformine. Ma nessuno ha mai provato a pensare e progettare seriamente quello che potrebbe e dovrebbe essere la scuola del futuro. C’è qualcuno tra le forze politiche impegnate nella campagna elettorale interessata e capace di farlo? Vedremo. Certo è che per metter mano a un progetto come questo bisognerebbe avere il coraggio di pensare più al futuro delle nuove generazioni che a vincere con promesse generiche o irrealizzabili le prossime elezioni”, ha concluso il critico.
Resta da vedere se l’appello di Gianni Canova resterà inascoltato dai politici o sarà d’ispirazione per l’introduzione di novità nel sistema scolastico che non riguardino solo i docenti.
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