Le elezioni politiche del prossimo 25 settembre 2022 sono alle porte. Come al solito, la maggior parte dei seggi elettorali sarà allestito nelle scuole: circa l’88% di essi si troverà in istituti scolastici, come riporta l’Ansa. Questa situazione, com’è noto, non va giù a molti.
Secondo Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, intervistata da Skuola.net, ha commentato amaramente la faccenda. “Da decenni facciamo presente che l’utilizzo delle scuole come seggi elettorali è un qualcosa di inadeguato e inopportuno. In particolare in situazioni come quella di quest’anno”, ha detto.
Già, la tornata elettorale di quest’anno è molto particolare per una serie di ragioni. Innanzitutto bisogna considerare che queste elezioni sono state indette all’improvviso e in brevissimo tempo dopo la crisi di Governo di questa estate. Inoltre, per la prima volta, si andrà a votare a settembre, al principio dell’autunno, in un periodo immediatamente successivo alla riapertura delle scuole dopo la pausa estiva.
Questo crea molti disagi nei vari istituti, che si trovano a interrompere dopo poco l’attività didattica per trasformarsi in seggio, in un periodo, poi, abbastanza delicato. Il motivo è intuibile: si tratta del ritorno in classe con praticamente nessun tipo di restrizione dopo due anni anomali di pandemia. Rientro, come già detto, che subirà immediatamente un primo stop, dal pomeriggio di venerdì 23 fino all’intera giornata di lunedì 26, cosa non gradita da molti presidi.
“La scuola andrebbe tutelata e lasciata il più serena possibile, soprattutto in un anno come questo, in cui lentamente si sta ritornando alla normalità. Inoltre, utilizzare oggi gli istituti per altri fini crea ulteriori disagi, significa per esempio dover poi procedere ad azioni di sanificazione”, prosegue la dirigente.
Un dirigente della provincia di Bologna ha cercato di trovare una soluzione, spostando i seggi in palestra. Ma, purtroppo, si tratta di un caso sporadico. Un’alternativa allo stop alle lezioni potrebbe essere quella di utilizzare la tanto odiata didattica a distanza.
Ecco cosa ne pensa la Costarelli: “Sicuramente potrebbe essere adottata per le scuole medie e superiori, dove ormai gli alunni hanno imparato a utilizzarla. Ma per i più piccoli ritengo di no, perché nel loro caso attivare la Dad per pochi giorni diventa complicato. Questo passaggio, inoltre, dovrebbe essere acquisito contrattualmente”, ha concluso.
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