Il presidenzialismo è una tematica entrata con prepotenza nella campagna elettorale 2022. Ne abbiamo discusso nel primo appuntamento della Tecnica della Scuola, nell’ambito dell’iniziativa di Educazione civica rivolta alle scuole secondarie (oltre 700 classi iscritte, per un totale di 15mila alunni partecipanti).
“Anche per la forma di Governo non esiste una forma ideale ma esistono certi modelli che funzionano in una realtà e non in un’altra, esistono modelli che sono più o meno idonei a un Paese”. A spiegarlo agli studenti il professore Giuseppe Marazzita, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Teramo.
“Si dice risolviamo l’anomalia italiana che ha governi fragili, ma quelli forti sono i sistemi monarchici o dittatoriali – chiosa il costituzionalista – in democrazia, e questo è il bello della democrazia, ciascuno rimane in carica fintanto che ha la fiducia della maggioranza, quello che conta è che ci sia continuità nell’azione di Governo, questo è il punto, non è tanto se cambia il nome del presidente del Consiglio. Quindi io non ho un’avversione per nessun sistema elettorale. Il problema è quello della crescita del senso di responsabilità della classe politica ma anche dei cittadini, che spesso mostrano una sorta di schizofrenia nelle preferenze di voto, c’è una mutevolezza straordinaria, da un voto all’altro si votano coalizioni opposte. A volte si vota non per costruire qualcosa ma per fare fuori qualcuno”.
La replica giunge dall’avvocata del progetto Lawpills, Giulia Ferrari: “Mi metto un po’ nei panni del cittadino o degli studenti – esordisce la giurista – alle volte è frustrante sapere che si può votare un partito ma non un presidente. Il popolo vuole riporre la fiducia in un soggetto. Vuole scegliere una persona non solo per le idee che porta al proprio partito, ma perché si ripone la fiducia nelle capacità di quel soggetto, proprio per la sua persona fisica e non per il suo ruolo politico, queste riflessioni, a mio parere, sono qualcosa che deve essere considerata nella prossima legislatura”.
“Non c’è il rischio di personalizzare il voto?” si inserisce nel confronto il nostro vice direttore Reginaldo Palermo.
Il professore Marazzita, per rispondere, cita Max Weber, che studiava la legittimazione del potere politico. E spiega: “Qual è il meccanismo che giustifica il fatto che qualcuno può governare sugli altri? Con i monarchi la legittimazione tradizionale; con la dittature la legittimazione carismatica, io credo nelle facoltà straordinarie, quasi sovrumane di quel soggetto, io aderisco fideisticamente a lui (peraltro è sempre un maschio); poi c’è la legittimazione democratica e razionale, io non credo a un essere soprannaturale, l’uomo al Governo è uno come me, umano, che può anche sbagliare, ma credo in un programma di Governo che rivela una complessità democratica, che significa il continuo confronto con le opinioni degli altri, per mediare, perché nessuno ha la patente della verità. In democrazia bisogna mettersi d’accordo. Il tutto e subito e l’assoluto non fa parte della democrazia, la democrazia è un’esperienza che va imparata”.
E conclude evocando il relativismo, che “è il presupposto della democrazia. In realtà la democrazia – precisa – non è il potere della maggioranza ma è l’idea che nessuno ha la verità e quindi ogni opinione vale per chi l’ha espressa e tutto va adeguato e moderato, perché nelle opinioni dell’altro c’è sempre qualcosa di vero”.
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