Tutti i partiti politici hanno riconosciuto la situazione di stallo in cui giace la scuola. Nessuno ne ha identificata l’origine. Lo dimostrano i programmi elettorali, senza eccezioni. Un’incapacità di diagnosi dovuta al punto di vista assunto. Il modello di riferimento è rimasto quello degli inizi del secolo scorso, quando la trasmissione del sapere era la finalità istituzionale: i programmi e l’autonomia degli insegnamenti ne erano il fondamento. Non è stato considerato che l’imprevedibile, tumultuosa variabilità del mondo contemporaneo ha modificato l’orientamento del sistema formativo: gli studenti devono essere preparati a interagire positivamente con la società in cui s’inseriranno; il potenziamento delle loro capacità è il nuovo traguardo, meta caratterizzante la progettazione didattica d’istituto. Ad essa i singoli docenti devono attenersi.
Per illuminare il campo del problema, evitando di ricorrere ai dettami della scienza dell’organizzazione, si propongono due analogie:
quando una squadra di calcio è in fondo alla classifica si cambia l’allenatore: non è riuscito ad amalgamare i giocatori. L’aspetto sinergico, che accresce l’incisività delle azioni, è la determinante.
Quando un supermercato non raggiunge i suoi obiettivi non s’interviene sull’attività delle cassiere, si sostituisce il direttore.
Sono due situazioni da cui traspare l’essenzialità della visione d’insieme: tutte le componenti del sistema sono da interconnettere, da orientare ai risultati attesi; queste le responsabilità primarie della direzione. Adempimenti che le disposizioni di legge sulla dirigenza pubblica prescrivono, richiamando “Il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza”.
Può essere opportuno ricordare che la “gestione amministrativa” consiste nell’interpretazione e nell’applicazione della legge; funzioni da sempre sostanzialmente eluse. Trasgressione che ha preservato il tradizionale assetto del servizio scolastico.
Elusione documentata dagli organigrammi che le scuole hanno elaborato e messo in rete; sono tutti sbagliati: lo spazio bidimensionale utilizzato non è idoneo a rappresentare il principio di distinzione che la legge comanda. Si deve utilizzare quello tridimensionale: una piramide con al vertice il dirigente e sulla base gli organismi collegiali e le loro relazioni.
Si può pertanto affermare che la nuova legislatura non avrà la sensibilità necessaria per ridare il prestigio perduto sia alla scuola, sia al lavoro dei docenti.
Enrico Maranzana
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