Ci siamo, mancano poche ore per l’inizio dell’Election Day, il giorno delle elezioni americane che vede come candidati successori di Joe Biden da una parte il repubblicano Donald Trump e dall’altra la democratica Kamala Harris. Se a vincere dovesse essere quest’ultima, sarebbe la prima presidente donna degli Stati Uniti d’America. Le elezioni si svolgeranno martedì 5 novembre 2024. Ma come mai le elezioni americane sono sempre di martedì?
Ecco alcuni spunti di riflessione da portare in classe. Infatti, attraverso temi di cittadinanza attiva e confronto politico, è possibile mostrare come scelte locali e federali possano influire profondamente sul futuro di un Paese. Inoltre, analizzare la complessità di un sistema diverso dal nostro consente ai giovani di comprendere l’importanza della partecipazione democratica e di confrontarsi con sistemi politici internazionali.
Il “martedì elettorale” negli Stati Uniti risale al 1845, quando il Congresso stabilì che le elezioni si sarebbero tenute il “primo martedì dopo il primo lunedì” di novembre, per adattarsi alla società rurale dell’epoca. La scelta del martedì consentiva agli elettori di partire il lunedì e tornare per il mercoledì, giorno di mercato, mentre novembre segnava la fine del raccolto agricolo. La formula mirava anche a evitare festività religiose e l’inizio del mese fiscale. Sebbene oggi questa tradizione sia criticata per le difficoltà logistiche, ogni tentativo di cambiamento incontra resistenze culturali e istituzionali.
Sempre più americani scelgono di votare anticipatamente o per posta: già oltre 75 milioni di cittadini hanno espresso il loro voto. Questo cambiamento, iniziato con la pandemia, ha portato a un aumento del voto per corrispondenza, anche se fortemente criticato da Donald Trump, che considera questo metodo vulnerabile ai brogli elettorali.
I primi risultati inizieranno ad arrivare già dalla notte del 5 novembre. Tuttavia, in caso di competizione serrata, come nel 2020, potrebbe passare qualche giorno prima che venga annunciato il vincitore definitivo. Gli Stati più incerti come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, detti anche “blue wall,” potrebbero essere decisivi.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, i sondaggi recenti mostrano che Kamala Harris ha inizialmente guadagnato terreno tra gli elettori democratici, ma ha visto un calo dopo il dibattito del 10 settembre, mentre Donald Trump ha recuperato. Harris mantiene un leggero vantaggio nazionale, ma le elezioni dipenderanno dai sette Stati in bilico. A due giorni dal voto, la media dei sondaggi di FiveThirtyEight segnala Harris in vantaggio in Michigan e Wisconsin, mentre Trump è davanti in Nevada, Pennsylvania, North Carolina, Arizona e Georgia. Tuttavia, i margini sono minimi, all’interno del margine di errore.
Negli ultimi giorni, un sondaggio dell’Iowa ha mostrato Harris in risalita, con un buon supporto tra le donne. Anche un sondaggio del New York Times ha confermato questa ripresa, con Harris in vantaggio in Nevada, North Carolina e Wisconsin. Nonostante Trump sembri avere la meglio nei sondaggi, le possibilità di vittoria sono così serrate che ogni piccolo errore statistico potrebbe influenzare il risultato. Attualmente, FiveThirtyEight attribuisce a Trump il 52% e a Harris il 48% delle probabilità di vittoria, con la Pennsylvania come Stato chiave.
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