Sul territorio nazionale l’88% dei 61.562 seggi elettorali si trova all’interno di edifici scolastici. In particolare, sono edifici destinati alla didattica il 75% circa dei fabbricati che ospitano uno o più seggi. Cittadinanzattiva, nel Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza scuola”, presentato ieri, 22 settembre, riprendendo i dati del Ministero dell’Interno, affronta un tema ricorrente: l’utilizzo degli edifici scolastici per le operazioni di seggio durante le tornate elettorali.
Un problema che si ripresenta quasi ogni anno e che al momento non ha trovato grandi soluzioni, costringendo le scuole interessate a sospendere le lezioni per diversi giorni, tra la preparazione dei seggi, le operazioni elettorali, il successivo spoglio e le pulizie finali.
“Il tema dello spostamento dei seggi elettorali in altre sedi diverse dagli istituti scolastici – si legge nel Rapporto – è stato sollevato anche lo scorso anno in occasione del Referendum Costituzionale ma l’esito dello sforzo dei Comuni è stato deludente: solo 471 su circa 8.000 sono stati i Comuni che hanno previsto lo spostamento di 1.464 sezioni elettorali, poco più del 2 per cento del totale. Fra quei 471 Comuni c’erano anche tre capoluoghi di provincia: Bergamo, Biella e Pordenone. Bergamo aveva “spostato” metà degli elettori nel Municipio e in centri giovanili, musei, centri per la terza età, mentre a Pordenone tutti i seggi elettorali per il referendum erano stati dislocati nei padiglioni della Fiera”.
“Entro il 20 luglio – fa sapere Cittadinanzattiva – le Prefetture dovrebbero aver consegnato al Viminale l’elenco dei Comuni che hanno individuato entro il 15 luglio, sedi extrascolastiche da adibire a seggi elettorali, «indicando la denominazione di ciascun edificio scolastico di originaria ubicazione, il numero dei seggi trasferiti, la cifra complessiva degli studenti la cui attività didattica non subirà interruzioni per effetto di tali trasferimenti, l’ubicazione delle nuove sedi e la quantificazione degli oneri necessari al loro adeguamento». Ad oggi il Ministero dell’Interno non ha reso noto l’elenco dei Comuni che hanno dichiarato questa disponibilità”.
“Votare nelle scuole è una tradizione quasi solo italiana, – conclude il Rapporto – probabilmente è una tradizione comoda ma certamente non è inevitabile. È utile cominciare a sperimentare alternative adesso, per farsi trovare pronti per le elezioni politiche che riguarderanno l’intero territorio nazionale e un gran numero di scuole. La scuola è un servizio pubblico ed è assurdo doverlo sospendere andando a ledere il diritto allo studio di milioni di studenti quando è possibile trovare sedi alternative e ancor di più in questa situazione di pandemia in cui ogni giorno di scuola recuperato rappresenta un tassello importante per i nostri studenti. È una battaglia di civiltà”.
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