I dati sulle elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che l’Unicobas sta diramando in anteprima riguardano per ora una piccola “fetta” di elettori di un centinaio di scuole romane e non rappresentano certamente un “campione” significativo.
Ma forse indicano una tendenza che, se dovesse essere confermata, potrebbe davvero sconvolgere il panorama sindacale della scuola.
Il dato. quasi incredibile, è che nel loro complesso i sindacati di base (Unicobas, Cobas, Anief, Usb) si potrebbero attestare sul 20-25% dei voti, mentre un sindacato blasonato come la Cisl potrebbe addirittura non avere neppure i numeri per essere presente in tutte le componenti del Consiglio (docenti infanzia, primaria, secondaria primo grado, secondaria secondo grado, Ata, dirigenti).
Da questo primo dato che l’Unicobas fornisce, la Cisl supera il tetto del 10% solamente nella scuola dell’infanzia dove è tradizionalmente un sindacato che “conta”, ma nella primaria non arriva neppure al 7%. Il solo sindacato che “tiene” è la Flc-Cgil che può disporre di una organizzazione capillare e diffusa. I Cobas, per parte loro, si stanno attestando al secondo posto nelle superiori e al terzo fra gli Ata.
Il dato, è bene ribadirlo, è ancora molto parziale e quindi le percentuali che abbiamo fornito vanno prese con le molle, ma la tendenza che sta emergendo non va sottovalutata.
Secondo Stefano d’Errico il dato deve essere messo in relazione anche con il successo dello sciopero del 24 aprile e con la forte opposizione del mondo della scuola verso il ddl 2994 che non trova adeguate risposte da parte dei sindacati tradizionali.
Ed è forse anche il successo che sta emergendo dal voto (12% di voti nell’infanzia, nella primarie e nella secondaria di primo grado, 14% allle superiori) che Unicobas ha sciolto le ultime riserve decidendo di partecipare a tutti gli effetti allo sciopero del 5 maggio.
Sciopero nel quale si confronteranno due linee diverse: quella dei sindacati rappresentativi che chiedono modifche al testo del ddl e quella dei sindacati di base che ne pretendono il ritiro totale.
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