Il rinnovo della componente elettiva del CSPI si sta trasformando in un pasticcio piuttosto complicato
E’ vero che i sindacati del comparto sono ben contenti che il Ministro abbia già annunciato di voler rinviare le elezioni ma va detto che c’è anche chi protesta vivacemente.
“Siamo di fronte ad una situazione incredibile – dichiara Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas – perché il decreto ministeriale in vigore in questo momento fissa le elezioni al 13 aprile e stabilisce anche che proprio il 26 febbraio vengano costituite nelle scuole le commissioni elettorali, tanto che il nostro sindacato sta già lavorando per raccogliere le firme e presentare le liste”
Il fatto è – aggiunge d’Errico – che i sindacati rappresentativi vogliono un rinvio delle elezioni perché temono di andare incontro ad una sonora sconfitta. D’altra parte negli ultimi mesi proprio loro hanno sottoscritti accordi inaccettabili.
“Il più grave – spiega – è quello che modifica in modo significativo le norme sulle modalità di proclamazione degli scioperi e di adesione da parte del personale. Ma c’è anche il contratto sulla Didattica digitale integrata (sottoscritto da Cisl, Cgil e Anief) che pone a carico dei docenti impegni di lavoro aggiuntivi senza peraltro garantire nulla in termini di sicurezza (non si prevedono misure per ridurre il numero degli alunni per classe o per sanificare adeguatamente i locali scolastici”.
“E’ chiaro – conclude d’Errico – che in questo contesto i lavoratori della scuola, se chiamati a votare, farebbero sentire la propria voce. In ogni caso c’è una questione anche di metodo: non si può accettare che a dicembre il Ministero decida di rinnovare il CSPI e due mesi dopo si decida il contrario, anche perché il quadro epidemiologico non è cambiato affatto, anzi semmai è persino migliorato, seppure leggermente. Se nelle condizioni di dicembre si poteva votare, perché non si potrebbe votare adesso?“
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