Cancellare la Legge 107 del 2015 è il motto, il leitmotiv, del Movimento 5 Stelle. Ma al suo posto quali norme verrebbero introdotte? Poche, forse nessuna. Perché i “grillini” non hanno alcuna intenzione di adottare una contro-riforma: probabilmente, per molti aspetti, si tornerebbe all’assetto scolastico precedente alla riforma Renzi – Giannini approvata nel luglio 2015.
Questo, almeno, è quanto trapela da alcune dichiarazioni rilasciate dall’on. Luigi Di Maio, candidato del M5S a diventare premier a seguito delle prossime elezioni politiche del 4 marzo.
A questo proposito, durante un intervento in un incontro elettorale a Olbia, l’attuale vice-presidente della Camera ha affermato che “la Buona Scuola è l’ultima riforma indecente”.
Poi Di Maio ha sottolineato: “invece di fare una nuova riforma, eliminiamo quella sulla Buona Scuola”.
In un’intervista alla Tecnica della Scuola, qualche settimana fa sempre il candidato premier del M5S aveva detto che “la riforma Renzi non ha nulla di buono. La smantelleremo partendo proprio da quelle misure che hanno trasformato la scuola in un’azienda: i super-poteri ai presidi, la chiamata diretta dei docenti, il bonus premiale e la card formazione per i docenti che è più una mancetta elettorale”.
Anche in quell’occasione, Di Maio non indicò strade alternative per rifondare la scuola, ma punto sulla “motivazione degli insegnanti”, definita “la chiave del successo degli studenti. Per motivare i docenti – ha detto ancora il pentastellato – dobbiamo prima di tutto adeguare i loro stipendi alla media europea e garantire la valorizzazione della loro professionalità, anche con il rinnovo contrattuale e la retribuzione delle ore di formazione e aggiornamento. La professione docente deve tornare ad avere il prestigio che gli è stato sottratto, anche attraverso una stabilizzazione dei precari storici”. Compresi gli abilitati con diploma magistrale.
Per Di Maio, infatti, chi per “decenni” ha dedicato la “propria vita alla scuola non può essere sbattuto fuori con un ‘grazie e arrivederci’. La politica deve prendersi carico di questa questione, con i dovuti distinguo: le nostre non sono promesse elettorali, stiamo studiando una soluzione equa e realizzabile per le diplomate con servizio, senza per questo dimenticare i più giovani e i laureati in Scienze della Formazione”, ha concluso il candidato alla presidenza del Consiglio.
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