Sui temi della scuola l’Italia delle regioni sembrerebbe lontana dall’Italia Paese. Se si mettono a confronto i contenuti della campagna elettorale dei candidati in alcune regioni, ci si rende conto che i punti affrontati non sempre collimano con quelli degli aspiranti a fare propria una poltrona di Camera e Senato. Tanto che alla genericità dei proclami di questi ultimi, registrata dalla nostra testata giornalistica in più occasioni, fa da contrasto la maggiore attenzione su certi argomenti dell’istruzione da parte degli aspiranti governatori.
Come in Lombardia. Dove i punti affrontati toccano le esigenze più sentite dalla popolazione locale. Si insiste, soprattutto, sull’esigenza di tutelare la i cittadini attraverso il mantenimento, anzi il rafforzamento, del cosiddetto Buono scuola: la quota che la regione riserva alle famiglie che scelgono di iscrivere i proprio figli ad un istituto non statale.
Ha iniziato alcuni giorni fa Gabriele Albertini, già sindaco di Milano, ed oggi candidato alla presidenza della Regione Lombardia e al Senato con l’Agenda Monti per l’Italia. “Per noi il – ha detto Albertini – il Buono Scuola è un’autentica conquista liberale e di civiltà che permette a tutti di poter decidere liberamente a quale scuola – pubblica o paritaria – affidare l’educazione dei propri figli. L’ho detto e lo ripeto: quando sarò Presidente di Regione è mia ferma intenzione potenziare questo aiuto”.
Il 28 gennaio è arrivata la risposta del suo avversario, Roberto Maroni. Nel presentare il programma della colazione del Centro-Destra, il leader della Lega ha inserito tra le 10 priorità da attuare la tutela della famiglia. Con “una fiscalità a misura di famiglia, attraverso il quoziente familiare; facilitazioni ed esenzioni per famiglie con tre o più figli”. E, appunto, “il rifinanziamento del buono scuola”.
Sinora a non esprimersi sul Buono Scuola è stato solo Umberto Ambrosoli, candidato del Centro-Sinistra. Albertini parla di “silenzi imbarazzati di Ambrosoli sull’argomento, ben comprendendo i motivi legati alle forze che lo sostengono perché non deve essere facile tenere insieme una coalizione tanto variegata”.
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