“Silvio Berlusconi e Matteo Renzi non sono stati premiati dal popolo della scuola? È normale, le loro riforme non sono andate giù ai docenti e personale Ata. Se lo sono legati al dito ed ora hanno presentato il conto. Sul Cavaliere basta ricordare la Legge 133 del 2008 che ha cancellato 4mila istituti, con tutti i tagli agli organici e al resto che ne sono derivati. Su Renzi ha pesato l’ostinazione ad imporre la Buona Scuola senza un adeguato contraddittorio: se solo avesse ascoltato le indicazioni di chi opera nella scuola, non avrebbe speso tanti soldi ritrovandosi tutti contro”.
A dirlo è stato il nostro direttore, Alessandro Giuliani, a colloquio con Radio Cusano, il giorno dopo le votazioni politiche che hanno decretato la sconfitta dei due ex premier, rispettivamente leader di Forza Italia e del Partito Democratico (quest’ultimo anche dimessosi da segretario Pd seguito del dimezzamento dei consensi del suo partito).
“I provvedimenti presi con la Legge 107/15 – ha ricordato Giuliani – hanno pesato non poco nel decretare la debacle del Pd perché la chiamata diretta, il merito professionale e l’alternanza scuola lavoro hanno determinato dissensi e malumori”.
Cosa accadrà ora? “Sicuramente – ha risposto il direttore – c’è una bella differenza con Di Maio o Salvini premier. Ad esempio, il M5S vorrebbe gettare una ciambella di salvataggio ad almeno 10mila assunti lontano da casa, anche attraverso un supporto economico. Ma promette anche di tornare ad immettere in ruolo con le modalità tradizionali”.
“Mentre la Lega vorrebbe regionalizzare i concorsi, in modo da obbligare i nuovi insegnanti assunti in prevalenza al Nord a non chiedere, dopo anche solo uno-due anni, l’assegnazione provvisoria, compromettendo la continuità didattica e obbligando i presidi a trovare supplenti. Poi ci sono altre diversità. Avere come capo del Governo uno o l’altro – ha concluso – cambierebbe, e di molto, i destini della scuola”.
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