Perché tutti gli schieramenti politici si affannano e si preoccupano a parlare di scuola da rilanciare a tutti i costi e a promettere di migliorarla? Tutti si preoccupano, Salvini in testa, lo stesso Berlusconi, la sinistra. I politici sanno bene che la scuola ha un peso elettorale altissimo: perchè nei nostri istituti scolastici lavorano oltre un milione di insegnanti e Ata, che a casa hanno delle famiglie. Inoltre, anche se per motivi deontologici il loro lavoro non prevede l’opportunità di parlare di politica in classe, rimangono comunque dei portatori di possibili influenze su studenti e genitori.
A ricordarlo, il 15 gennaio in diretta su Radio Cusano, è stato il nostro direttore responsabile Alessandro Giuliani.
“Gli insegnanti – ha detto – sono coscienti del loro potere: infatti, lo leggiamo ad esempio sui social, proprio in questi giorni di campagna elettorale si stanno togliendo qualche sassolino dalle scarpe. L’esperienza del Governo Renzi è esemplare, con le tante proteste per l’approvazione della Legge 107 del 2015 che hanno portato a cambiare un solo ministro nel passaggio all’esecutivo Gentiloni: quello dell’Istruzione. Ora, in vista delle elezioni del 4 marzo, i docenti promettono giustamente di assegnare il voto a chi è meritevole della loro fiducia”.
Dallo studio di Radio Cusano, ricordano che tutti si affrettano a dare le ‘estreme unzioni’ alla Buona Scuola? “È vero – risponde Giuliani – lo stesso Luigi Di Maio ha detto che i provvedimenti della Legge 107/15 saranno tutti cancellati, bonus compresi. Su questi aumenti ci sono però diversi problemi. Ad iniziare dall’inglobare il bonus dell’aggiornamento professionale da 500 euro: basti pensare che è stato già accreditato, per l’anno in corso, fino al 31 agosto 2018 e quindi un eventuale suo spostamento nello stipendio dei docenti, scatterebbe solo da settembre e non dal prossimo 1° marzo, quando invece dovrebbero arrivare gli aumenti a regime”.
“Inoltre – ha continuato il nostro direttore – l’obbligo di assumere l’incarico dell’aggiornamento, ma anche di seguire gli studenti impegnati nell’alternanza scuola-lavoro, secondo le intenzioni dell’Aran potrebbe arrivare nel nuovo contratto collettivo nazionale senza però più prevedere un corrispettivo che lo va a remunerare, come avviene invece oggi”.
“Perché, parliamoci chiaro, gli 85 euro in arrivo, che per la scuola sono poi ben vedere anche meno, non sono degli aumenti, visto che a mala pena coprono l’inflazione”.
A proposito dell’alternanza scuola-lavoro è grave che un’azienda consideri un giovane di 16 anni in formazione alla stregua di un lavoratore: l’episodio dei giorni scorsi, con l’annuncio di un’azienda che cercava stagiste di ‘bella presenza’, la dice lunga su come si trattino dei giovani ancora in formazione. C’è ancora tantissimo da lavorare: non è bastato fare la legge. Servono risorse, sia per preparare l’apparato interno alle scuole, quindi i docenti, gli Ata e i dirigenti scolastici, sia per formare i tutor aziendali. Non si possono accogliere gli studenti come se fossero dei lavoratori”, ha concluso Giuliani.
Il conferimento delle supplenze temporanee si attua mediante la stipula di contratti di lavoro a…
Se il patriarcato non c’entra, ma c’entra il fenomeno degli stranieri che stanno arrivando in…
Un nostro affezionato lettore, docente in un Istituto Comprensivo in cui vige la settimana corta,…
Ancora censure nelle scuole degli Stati Uniti : in Florida sono tantissimi i libri che…
Ormai manca poco all'attesissima pubblicazione del prossimo bando del concorso docenti 2024. Come ha già…
Nella puntata del daytime di oggi, 19 novembre, del talent show Amici, in onda su…