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Meloni o Letta? Chi vince farà il Governo. E una scuola diversa

Il conto alla rovescia è già partito: mancano esattamente due mesi al 25 settembre, quando andrà realizzarsi la consacrazione dello schieramento politico che guiderà il nuovo Governo, potenzialmente per il prossimo quinquennio. Le dimissioni del premier Draghi e lo scioglimento delle Camere hanno costretto i partiti politici ad annullare le ferie e ad organizzare in pochissimi giorni la campagna elettorale. Con la scuola che anche stavolta risulta tra i settori più indicati per essere migliorati, se non addirittura oggetto dell’ennesima riforma.

Su chi la spunterà forse, mai come stavolta, regna l’incertezza. Gli ultimi sondaggi danno come favoriti, appaiati, Fratelli d’Italia e Partito Democratico, con meno di mezzo punto di differenza (rispettivamente 24,4% e 24%).

E chi uscirà vincente dalle urne verrà verosimilmente assegnata dal Capo dello Stato, con priorità, la formazione del prossimo esecutivo.

Letta lo sa: è corsa a due

I primi ad esserne consapevoli sono gli stessi leader dei due partiti. “La scelta alle elezioni del 25 settembre è chiara: o noi o Meloni”, ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, confermando che la sfida in vista delle urne è a due.

“È l’Italia di chi vuole stare in Europa contro quella di chi vuole i nazionalismi”, ha tagliato corto Letta in un’intervista a La Repubblica: “Se vince Meloni mi aspetto Pillon ministro della Famiglia e passi indietro su tutto, un’Italia che fa scappare i giovani”.

Quella che farà il Pd questa estate “sarà una campagna casa per casa, strada per strada”, annuncia Letta citando le ultime parole di Enrico Berlinguer. Le feste dell’Unità saranno una chiama per i volontari. “Ne metteremo insieme 100 mila”, spiega il segretario. “Ad agosto saremo in tutte le città semideserte, nelle periferie, per parlare con chi in vacanza non è potuto andare”. Il nuovo progetto politico si chiama “Italia 27, la data di fine legislatura”, rivela il dem.

L’agenda Draghi sarà solo un punto di partenza, precisa Letta, e non il programma di coalizione. “Nel governo di unità nazionale – spiega il segretario dem – c’era anche la Lega e dunque nel programma non c’erano misure che noi avremmo voluto, come per esempio lo ius scholae. Noi vogliamo andare molto più avanti, sul lavoro, sulla giustizia sociale, sulla lotta alle disuguaglianze e sui diritti”.

Sul solco di Bianchi

È probabile, comunque, che se il Pd dovesse imporsi, alla fine per la scuola si proseguirà sul solco avviato dal ministro uscente Patrizio Bianchi, con l’attuazione della Legge 79 del 2022, quindi con le riforme sul reclutamento e la formazione dei docenti, più tutto il “pacchetto” avviato del Pnrr.

Per quanto riguarda le alleanze, Letta dichiara di non voler tracciare confini, e spiega di voler dialogare con Calenda, Renzi, Di Maio e Speranza.

Anche con i ministri usciti da Forza Italia che “meritano apprezzamento”, ha tenuto a dire. Se si riferisse anche a Mariastella Gelmini (in aperta polemica con FI per avere ceduto alle pressioni di Matteo Salvini) e a Renato Brunetta (che dalla Annunziata si è lamentato di Berlusconi non solo per avere fatto cadere il Governo, ma anche per averlo più volte apostrofato come “nano”) non è dato sapere.

“Lo dico anche a coloro che a casa mia storcono il naso”. Niente spazio invece per i Cinquestelle. In quel caso “il percorso comune si è interrotto il 20 luglio e non può riprendere, è stato un punto di non ritorno”, afferma il leader dem: “avevo avvertito Conte che non votare la prima fiducia sarebbe stato lo sparo di Sarajevo”.

Mass media contro la destra?

Da un paio di giorni il New York Times parla di una possibile vittoria di “un’alleanza dominata da nazionalisti e populisti di estrema destra”.

Ci sono poi le voci insistenti sul Ppi che vorrebbe, nel caso vincesse la destra, Antonio Tajani alla presidenza del Consiglio.

Matteo Salvini, leader della Lega, ha comunque rassicurato tutta la coalizione: Berlusconi “può aspirare a qualsiasi incarico”, mentre per la premiership conferma il vecchio motto, ovvero “chi prende più voti indica il premier”.

Forza Italia, scrive l’Ansa, ha ora urgente necessità di rassicurare gli elettori moderati ed evitare, dopo lo strappo sul governo Draghi, la fuga di altre figure di calibro come quelle di Gelmini e Brunetta, che è tornato all’attacco.

Intanto, il leader di Iv, Matteo Renzi, ha annunciato a Radio Leopolda che “dal 1° al 3 settembre Leopolda” diventerà “straordinaria: si parte di giovedì e si finisce di sabato”.

“La Leopolda – ha detto l’ex premier – sarà aperta dai ragazzi della scuola di formazione, che saranno in prima fila in campagna elettorale. Questa campagna elettorale non la fanno solo candidati e dirigenti, ma anche le persone che non sono in prima fila perché sarà da fare col coltello fra i denti, anche se col tono pacato e sereno”.

Le proteste della Meloni

Dall’altra parte, la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, non le manda a dire: “Con la campagna elettorale è ripartita, puntuale come sempre, la macchina del fango contro me e Fratelli d’Italia”. Aspettatevi di tutto in queste settimane, perché sono consapevoli dell’imminente sconfitta e useranno ogni mezzo per tentare di fermarci. Se ci riusciranno o no, quello dipenderà da voi”, ha scritto su Facebook la numero uno di FdI.

Nella stessa giornata, la presidente è tornata a parlare del problema della mancata sicurezza a Milano, dopo che ieri sui social ha imperversato il video di un pestaggio cruento proprio davanti alla stazione Centrale di Milano, e poche ore dopo si è assistito all’aggressione a una coppia in un parco: il centrodestra è tornato all’attacco anche del governo. Secondo Giorgia Meloni, “in Italia c’è un enorme problema sicurezza” su cui “non c’è più tempo da perdere”.

Anche sula scuola, la Meloni ha più volte detto che servirà introdurre dei forti correttivi, quindi per le riforme in atto e la gestione dei finanziamenti europei del Pnrr ci dovremmo aspettare delle novità. Anche importanti.

La mediazione di Fratoianni

In mezzo ai due schieramenti c’è già chi cerca di fare da collante. “La destra è già in campo. A Letta e Conte dico che serve uno sforzo per costruire un’alleanza. Se non dovesse succedere, Si ed Europa Verde sono pronti con una piattaforma chiara e coerente”, ha detto il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

“Attenzione, dall’altra parte – prosegue il leader di SI – c’è uno schieramento pericoloso: c’è la destra post fascista di Meloni, la destra xenofoba di Salvini, iperliberista. Vuole la flat tax, cioè togliere a chi ha poco per dare a chi ha molto, vuole smantellare i servizi pubblici e svendere i beni comuni”.

Fratoianni è convinto che si tratti di “una destra amica di Trump che sosteneva che se si alza il livello degli oceani avremo più case vista mare, come un ubriacone qualsiasi. La destra che vuole trivellare tutto il territorio, amica della sanità privata, che vuole svendere la scuola pubblica, che sul piano dei diritti civili annuncia una stagione cupa”.

Infine, dice che “Salvini è già tornato a rilanciare i porti chiusi. Una destra che stravince può cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza. Serve responsabilità”, ha concluso il segretario nazionale di Si.

Alessandro Giuliani

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