In questi giorni di campagna elettorale se ne stanno sentendo di tutti i colori sui problemi della scuola e si stanno “sparando” mirabolanti ricette di promesse che, secondo i dati del debito pubblico nazionale, il quale supera abbondantemente i 2mila miliardi, non potranno essere mantenute.
Voglio ricordare a tutta la classe politica italiana che la scuola ha bisogno di riconquistare la sua credibilità (ormai persa per conto dell’opinione pubblica), gli insegnanti hanno bisogno di riappropriarsi della fiducia dei dirigenti scolastici e soprattutto degli studenti e dei genitori che, da tempo, non credono più nell’istruzione e considerano la scuola come un luogo dove parcheggiare i figli, non un luogo di educazione e di formazione delle future classi dirigenti. Lo vogliamo capire, una volta per tutte, che il futuro di un Paese si misura sul grado d’istruzione e che la scuola rappresenta la “cartina di tornasole” per il rilancio di una Nazione?
Com’è ora la scuola gode di una pessima considerazione sociale e se vogliamo che l’avvenire dei nostri ragazzi sia migliore è necessario che un Paese investa sulla scuola non a “chiacchiere” banali e vuote, ma con proposte serie, credibili e concrete.
Smettiamola di fare promesse elettorali che i leader di partito sanno di non poter mantenere e, quindi, in maniera spudorata creano nell’elettorato e, in primis, in quello del pianeta istruzione illusioni perdute? Come si può pensare di mentire affermando che gli stipendi dei docenti italiani al termine della prossima legislatura nel 2027 possano essere eguagliati a quelli dei docenti europei? Il gap dei docenti italiani con i colleghi europei è enorme. I nostri politici sanno benissimo che l’Italia ha ricevuto una barca di soldi dall’Europa per il PNRR e che non tutti sono stati concessi a fondo perduto e che una tranche di questi finanziamenti dovrà essere restituita all’Europa. E soprattutto siamo ormai diventati la “Repubblica dei bonus”.
Si elargiscono bonus di ogni tipologia, peso e misura, credendo di risolvere il problema, ma il problema si risolve non distribuendo mancette alla spicciolata e una tantum, ma con riforme strutturali che prevedano una redistribuzione del reddito. Non si può pensare di fare una tassazione lineare, la flat tax, facendo pagare con la stessa aliquota le tasse in egual misura a tutti sia al ceto medio, che a quello alto che a quello basso. Sto sentendo veramente delle promesse che nessun Governo potrà mantenere nell’immediato: piuttosto pensiamo, invece, a fare una progettazione di proposte concrete e credibili per il mondo della scuola, a partire dal rinnovo del contratto di lavoro scaduto da quasi cinquanta mesi, che misure il futuro Esecutivo intende programmare per i primi cento giorni.
La gente vuole concretezza, fiducia, speranza (non illusioni) e questo si attende soprattutto il mondo della scuola che sta guardando con una sorta di scetticismo e di paura, l’evolversi della campagna elettorale e le questioni che ci attendono per l’autunno legate all’inflazione e alle tasse che stanno gravemente pesando sulle tasche dei cittadini. E pensiamo al carrello della spesa che con la riapertura delle scuole vedrà i genitori alle prese con l’aumento dei prezzi per i libri di testo e tutto l’occorrente della cancelleria.
Mario Bocola
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