Le elezioni politiche rappresentano l’ultima in ordine cronologico delle chiusure che la scuola ha affrontato quest’anno. E non sarà l’ultima: adesso arrivano Pasqua, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, e…la scuola è finita e l’anno scolastico 2017/2018 potrebbe in alcuni casi battere i record di brevità di attività didattica. Questo potrebbe significare che molte scuole andranno sotto i 200 giorni di attività raccomandata dalla legge.
Certo, non bisogna nemmeno cadere nell’allarmismo più profondo perchè, se è vero che da un lato il comma 3 dell’art. 74 del decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994, prevede come la regolarità dell’anno scolastico sia fissata in almeno 200 giorni di lezione, dall’altro ricordiamo che la circolare Miur del 22 febbraio 2012, specifica che “al verificarsi di eventi imprevedibili e straordinari come un’allerta meteo che inducano i Sindaci ad adottare ordinanze di chiusura delle sedi scolastiche, si deve ritenere che è fatta comunque salva la validità dell’anno scolastico, anche se le cause di forza maggiore, consistenti in eventi non prevedibili e non programmabili, abbiano comportato, in concreto, la discesa dei giorni di lezione al di sotto del limite dei 200, per effetto delle ordinanze sindacali di chiusura delle scuole”.
Questo vuol dire che non succede nulla anche se dovesse davvero venire meno il limite dei 200 giorni.
Tuttavia, ricordiamo che il calendario scolastico viene approvato dalle Regioni, che in fase di approvazione in molti casi pensano a tutte le chiusure possibili, per cui, provano a limitare i danni.
Ad esempio, molte regioni hanno rinunciato alle vacanze di Carnevale, senza dubbio per non sommare tali giorni a tutti quelli conosciuti (feste, ponti ed elezioni) e quelli imprevedibili (maltempo e neve).
La Regione Lazio, ad esempio, come riporta Il Messaggero, ne ha previsti 206 con un calendario pluriennale che va dal 15 settembre all’8 giugno, considerando le feste nazionali come quelle del 1 novembre, 8 dicembre, 25 Aprile, 1 maggio, 2 giugno e Festa del Santo Patrono, oltre alla pausa natalizia dal 23 dicembre al 6 gennaio e a quella pasquale per i 3 giorni precedenti la domenica di Pasqua e il martedì successivo al Lunedì dell’Angelo. Tutto il resto è a discrezione della scuola per arrivare a 200 giorni.
Alcune scuole hanno deciso di recuperare le attività didattiche con rientri pomeridiani, ma sono casi poco numerosi, anche perché bisogna scontrarsi anche con la normativa che riguarda il lavoro degli insegnanti che, come abbiamo più volte sottolineato, in caso di chiusura delle scuole, non devono recuperare nulla.
Nella maggior parte dei casi, infatti, gli organi collegiali propendono per non affannarsi troppo con conteggi precisi di giorni, perché l’importante è portare a termine il programma didattico stabilito. Giusto. Ma la domanda è: Tutti riescono a portare a termine il programma nonostante manchino all’appello molti giorni per le varie chiusure della scuola? La risposta giusta potrebbe essere NI, perché è vero che nella maggior parte dei casi i docenti arrivano a concludere quanto prefissato ad inizio anno, ma come lamentano molti studenti, ad un certo punto i docenti, specie alle superiori, ingranano la quinta e accelerano per portare a casa l’obiettivo. Ma non sempre gli studenti riescono a stare dietro a tutta questa velocità.
Specie nei casi di esami di stato, a causa dei ponti e delle chiusure, il secondo quadrimestre è pieno di accelerazioni che non sempre sono produttive per gli esami. Tagli e accelerazioni che si ripercuotono, per forza di cose, anche sul futuro, sui test di ingresso alle Università ad esempio.
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