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Eliminare i voti? Ale.conomista: “no, mette tutti sullo stesso piano. Il problema vero è la mancanza di incentivi per i docenti”

Sulla questione dei voti a scuola sono intervenute diverse personalità del mondo della pedagogia e non solo. Ricordiamo, infatti, una nostra intervista a Cristiano Corsini, professore ordinario di Pedagogia sperimentale all’università Roma Tre.

In questi giorni il dibattito è ancora spaccato, soprattutto sul web in cui gli utenti commentano, chi a favore e chi contro, la modalità di valutazione numerica.

A intervenire è stato anche Alessandro Cascavilla, giovane economista molto seguito sui social per i suoi interventi sempre molto precisi e puntuali sugli argomenti di attualità. Questa volta ha detto la sua sulla questione dei voti a scuola.

Nel suo seguitissimo profilo Instagram, in un reel ha dichiarato: “Provare a impegnarsi di più per prendere voti più alti, anche in un contesto di competizione sana con se stessi e con gli altri non è tossico. Lo dico perché ormai mi pare che qualsiasi attività impegnativa, sfidante e quindi potenzialmente stressante sia un male. È diventato davvero tutto tossico? I voti sono un segnale più o meno efficiente di quanto siamo bravi a svolgere un determinato compito. Il problema non è il meccanismo di voto in sé, che a mio avviso è migliorabile, ma è essenziale, perché chi vuole fare di più deve poter puntare più in alto e potenzialmente a prendere di più. Eliminare i voti significherebbe mettere tutti gli studenti sullo stesso piano, indipendentemente da impegno e capacità personali. E no, questo non è un sistema giusto e non è un sistema che incentiva a dare il meglio e a scoprire il proprio potenziale. Anzi, l’assenza di voti disincentiva l’impegno personale e disincentiva il merito. I problemi a mio avviso sono altri, sono il tipo di percorso, il compito per il quale gli studenti vengono valutati e l’interpretazione delle valutazioni, non i voti in sé. Quello che non è la struttura dei programmi scolastici, gli incentivi assenti per gli insegnanti a insegnare meglio. L’assenza di personalizzazione dei percorsi e delle materie e così via, potrei continuare per ore”.

Sara Adorno

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