L’AESPI (Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante) è un’associazione con sede a Milano che raggruppa il personale della scuola in generale, in servizio e in quiescenza, con particolare attenzione ai docenti e dirigenti della scuola pubblica di ogni ordine e grado, statale e non statale, compresa la formazione professionale e l’Università. Questa associazione nel mese di agosto propose di eliminare il fondo d’istituto e, con i risparmi ottenuti, incrementare le retribuzioni del personale docente. Dai calcoli fatti dall’AESPI, e riportati da diversi siti web, i docenti potrebbero contare su un incremento dello stipendio di 115 euro.
L’idea comincia con il considerare complessivamente l’importo del finanziamento annuale del fondo dell’istituzione scolastica, che a suo tempo fu istituito contestualmente alla legge sull’Autonomia. Tenuto conto delle diverse voci che compongono il FIS (quota base, quota concessa per particolare complessità scolastica, ecc.) AESPI stima che l’importo complessivo si aggiri intorno ai 150 milioni di euro. La proposta è che il fondo di istituto venga abrogato, e che la sua metà sia inglobato nella RPD (retribuzione professionale docenti). Dividendo, infatti, la somma così impegnata (75 milioni di euro) per il numero degli insegnanti Italiani (circa 670.000, secondo le stime ufficiali) si ottiene la cifra di circa 112 euro. I restanti 75 milioni costituirebbero il risparmio per la Pubblica Amministrazione, con profitto del Bilancio dello Stato anche tenuto conto delle prescrizioni che l’Europa non cessa di indirizzarci. I dubbi su questi calcoli vengono direttamente dalla divisione di 75 milioni (metà del presunto FIS) per 670 mila (numero totale degli insegnanti) che fa 112 euro e non 115 euro, e inoltre la cifra trovata non è mensile bensì annuale, quindi pari a meno di 10 euro mensili.
Qualcosa non torna nelle cifre presentate dall’AESPI e divulgate nel web, infatti, l’eliminazione del FIS darebbe un incremento stipendiale percentualmente irrisorio. Comunque un’idea che potrebbe essere rivitalizzata, con le dovute modifiche numeriche, in un prossimo tavolo delle trattative tra Governo e mondo della scuola, nel caso in cui altre manovre anti crisi dovessero bussare alle porte del sistema nazionale dell’istruzione.
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