la lettera “Scuola senza voti? Tremendamente demotivante” di Sara Alonzi mi rende estremamente felice e mi conforta, perché dimostra che qualche addetto ai lavori scolastici serio c’è ancora.
La martoriata storia del povero voto numerico è lunga e dolorosa (della serie: non è un problema di oggi). Ricordo che nell’a.s. 77-78 fu eliminato per la prima volta dalle scuole dell’obbligo (per fortuna almeno solo da quelle!). Poi fu reintrodotto, poi nuovamente eliminato: insomma ha fatto un andirivieni da provocare il mal di testa.
E smettiamola di ammantare di ampollose e fasulle ragioni l’eliminazione dei numeri (che, detto per inciso, nella valutazione scolastica vanno da 1 a 10; e un tempo c’era addirittura lo “zero”, poi abolito in quanto “assenza di valutazione”); diciamoci la verità vera, chiara, nuda e cruda: l’eliminazione dei voti fa parte dei salti mortali pateticamente compiuti per non dover più bocciare nessuno. E difatti – chissà perché – piace tanto a chi non riesce ma piace assai poco a chi riesce.
Un’ultima cosa: già che ci siamo, perché non eliminiamo la valutazione numerica anche all’università? Tutti “svotati” (e quindi svuotati): futuri medici, avvocati, commercialisti la cui preparazione non è valutabile perché non valutata. Chi si arrischierebbe ad affidare a certi personaggi la propria salute, i propri interessi e i propri soldi?
Daniele Orla
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