Al giorno d’oggi sentiamo spesso dire che la noia è nemica dell’uomo, perché è in contrasto con il fare, con il frenetico dinamismo che scandisce le nostre giornate.
Eppure bisognerebbe proprio ricercarla, quella noia, soprattutto nelle scuole.
Perché? Semplice. Per poter ritrovare il piacere di fermarsi un attimo e riflettere o per poter apprezzare il valore della pausa, così difficile da individuare nel nostro tempo, ormai riempito dalla paura di non essere abbastanza efficienti e produttivi. Leopardi la considerava “il più sublime dei sentimenti umani” (Pensieri, LXVIII) la noia, perché consentiva di percepire l’inappagabile desiderio di infinito.
Da insegnante, mi accorgo sempre più che i bambini, così come i ragazzi, avvertono il bisogno di colmare i momenti di stasi con qualche attività. “Maestra, ho finito. E adesso che faccio?” “Riposati un po’, Mario (nome di fantasia) hai fatto un buon lavoro ed è giusto che ti prenda il tuo tempo”. “Sì, ma mi annoio”. Tipico dialogo tra alunno/a e insegnante in una tipica giornata di scuola. Di fronte all’incessante esigenza di tenere occupati i nostri alunni con attività sempre più diversificate, mi accorgo che a noi insegnanti sfugge il concetto di far apprezzare il tempo del riposo, dell’otium, come lo chiamavano i latini.
Che poi, riposo non è sinonimo di inoperosità. Riflettiamo sulla bellezza della noia. Elogiamola nella sua parte più squisitamente utile alla nostra mente e al nostro spirito.
Anna Scarfò
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