In questi giorni si sta parlando moltissimo dell’esperimento del magnate Elon Musk, a capo di aziende come X, Tesla, e SpaceX. A settembre Musk ha avuto l’idea di lanciare seimila satelliti a bassa orbita e collegare zone remote in ogni angolo della Terra: dal Sahara, alle praterie mongole, agli atolli del Pacifico.
Come riporta La Repubblica, in questo modo Internet è arrivato in zone finora isolate dal mondo, come l’Amazzonia. Dopo nove mesi gli effetti della connessione alla rete e dei social in particolare in una tribù di indigeni, i Marubo, sono sorprendenti ma anche, per certi versi, devastanti.
“Quando è arrivata la rete”, ha spiegato una delle anziane del villaggio, “tutti erano felici. C’era la novità e tanta curiosità. Da questi schermi si apriva un mondo a noi sconosciuto. Internet offriva molti vantaggi evidenti. Come le chat con i propri cari lontani e la possibilità di chiedere aiuto in caso di emergenza. Ma le cose ora sono peggiorate. Ecco, sono tutti lì, concentrati sui telefonini. Sono diventati pigri. Non parlano, non lavorano, non si muovono. Sono come imbambolati. Scorrono le immagini, leggono con il traduttore, navigano ore e ore immersi in un coma che spaventa”.
In effetti, dopo nemmeno un anno, i Marubo sono già alle prese con le stesse sfide che da anni tormentano le famiglie urbanizzate: adolescenti incollati ai telefoni; chat di gruppo piene di pettegolezzi; social network che creano dipendenza; estranei online; videogiochi violenti; fregature; disinformazione; e pornografia.
“Internet per noi è stato come un terremoto. Non abbiamo avuto il tempo di capire, studiare, imparare a usarlo. È stato uno shock. Rinunciare? Per carità, ci sarebbe una rivolta. Supereremo anche questa. Ma non toglieteci Internet”, ha concluso.
Resta da vedere quali saranno gli effetti nelle carriere scolastiche dei giovani. Usare i social network fin da bambini, inoltre, riduce le prestazioni scolastiche ed ha un impatto sul rendimento complessivo e sui voti. Questo è il dato allarmante che sembra emergere da diverse ricerche condotte a livello internazionali da esperti e specialisti dell’apprendimento e delle evoluzioni sociali.
Partiamo dai dati di una ricerca condotta dalla German Research Foundation (DFG), un progetto di ricerca finanziato qualche anno fa che ha esaminato 59 studi condotti su circa 30000 giovani di tutto il mondo, che ha affrontato la correlazione tra l’uso dei social con il rendimento scolastico con l’obiettivo di trovare le risposte ai tanti dubbi, leciti, di genitori e educatori circa l’utilizzo di questi media già in età molto piccola dei bambini.
Come riportato anche (da state of mind) gli studi effettuati presentano diversi dati contrastanti tra di loro. In particolare, alcune analisi riportano gli impatti negativi dell’uso dei social media, mentre altri studi ne riferiscono l’influenza positiva. Infine, altri dati hanno fatto emergere la non correlazione tra utilizzo dei social network e le prestazioni scolastiche.
I diversi risultati dipendono però dalla tipologia di social utilizzato. Nello specifico chi, ad esempio, utilizzava Instagram durante lo studio a casa aveva risultati peggiori, molto sicuramente dovuto al fatto che è uno strumento molto dispersivo che fa distrarre molto i ragazzi. In altri casi dove venivano utilizzati dei social media per comunicare con i ragazzi su argomenti prettamente scolastici gli studenti tendono invece ad avere voti più alti rispetto agli altri compagni.
In generale, dalla ricerca emerge che il troppo tempo passato sui social abbassa il rendimento scolastico perché deviano l’attenzione e il tempo rispetto allo studio sui libri.
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