Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro del governo Monti, intervistata dal Fatto quotidiano conferma, nelle grandi linee, quanto scrisse a una docente di “Quota 96”. E afferma: “Oggi mi alzo presto, mai dopo le 6:45. Insegno, faccio ricerca, scrivo commenti su riviste straniere. E viaggio molto per le conferenze, mi fa staccare, mi dà equilibrio. Ho gestito il mio tempo per non andare da uno psicologo o da uno psichiatra”.
Le lacrime in diretta Tv non le rinnega: “ho sofferto tanto, ma era necessario. Un giorno ero abbattuta, poi entusiasta, poi di nuovo abbattuta”.
“Dovevo pronunciare il termine “sacrifici”, mi sono venuti in mente i miei genitori. Questa è la solitudine di un tecnico”.
E chi aveva dalla sua parte? “Nessuno. Io sanguinavo come San Sebastiano, mi colpivano ovunque, e dovevo stare zitta, mentre Mario Monti faceva campagna elettorale”.
Elsa Fornero, dopo l’esperienza politica non ha mai ripensato di buttarsi nell’agone politico: “Un ministro impopolare non si può candidare. Ritengo che Mario (Monti) abbia sbagliato” a candidarsi.
Riconoscenza invece verso Enrico Letta: “Devo molto a una telefonata di Enrico Letta, era il 3 maggio 2013, era un venerdì, circa le 21 e 30. Io mi ricordo i particolari. Tornava dal primo viaggio da presidente del Consiglio. Mi disse: Elsa, se siamo ancora in Europa lo dobbiamo alle tue riforme. Non mi doveva quella gentile chiamata. Mi ha aiutato”.
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