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Emendamento alla Finanziaria: tornano i concorsi biennali

Poche parole contenute in un emendamento all’art. 50 della legge finanziaria approvato dal Senato pochi giorni fa cancella un altro pezzo significativo della Riforma Moratti, quello relativo alla formazione e al reclutamento del personale docente.
L’emendamento è inequivocabile: “Sono abrogati l’articolo 5 della legge 28 marzo 2003 e il decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 227”
In pratica il meccanismo ideato dal procedente Governo (peraltro rimasto solamente sulla carta) viene cancellato definitivamente, anche se non è del tutto chiaro, per il momento, che fine faranno le Ssis: dovrà stabilirlo, forse, un decreto ministeriale applicativo.
Per intanto, ciò che è certo è che d’ora innanzi per entrare in ruolo bisognerà necessariamente superare un concorso: lo stabilisce appunto l’emendamento, presentato dalla senatrice Capelli di Rifondazione Comunista ma sottoscritto anche dalla senatrice Albertina Soliani (PD, ex-Margherita).
I concorsi saranno biennali e dovrebbero raggiungere lo scopo di far abbassare notevolmente l’età media dei docenti. Non si capisce tuttavia cosa accadrà a quei docenti che, pur avendo superato le prove d’esame del concorso, non riusciranno ad ottenere la cattedra perché collocati nelle posizioni più basse della graduatoria di concorso: dovranno rifare il concorso? Verranno immessi in una graduatoria permanente dalla quale saranno “ripescati” se nei due anni successivi si libereranno cattedre?
Se così fosse verrebbe meno uno degli obiettivi della nuova disposizione che è proprio quello di “eliminare le cause che determinano la formazione di precariato”.
Una possibile via d’uscita potrebbe essere quella di ammettere ai futuri concorsi biennali qualunque laureato: chi supera il concorso ed è in posizione utile ottiene la cattedra, mentre chi si trova in posizione più arretrata ottiene solamente l’abilitazione: in pratica si ripropone il meccanismo del passato che non sembra però aver dato risultati soddisfacenti né per l’Amministrazione, né per gli stessi aspiranti al mestiere di insegnante.
Pare però che questo sistema potrebbe essere ben visto dal mondo cattolico e dal sistema paritario confessionale che in tal modo avrebbe maggiore libertà di assunzione e non sarebbe vincolato alla chiamata di docenti abilitati. E questo spiegherebbe per l’emendamento proposto da Rifondazione abbia raccolto senza troppe difficoltà il consenso dell’intera maggioranza.
Reginaldo Palermo

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