Il Collegio dei Docenti del liceo classico e scientifico Democrito di Roma, riunito il 16 luglio 2020, in merito al Piano Scuola emanato dal Ministero in data 26 giugno 2020, osserva che:
La scuola italiana ha sempre cercato – pur tra mille contraddizioni – di adempiere al compito fondamentale che le è affidato dall’art. 3 della Costituzione di rimuovere gli ostacoli, che impediscono ancora oggi l’effettiva eguaglianza tra tutte/i le/i cittadine/i.
La scuola non è una risposta a domanda individuale, non è un servizio, ancor meno una merce; è un’istituzione prevista dalla Costituzione e, in quanto tale, va riconosciuto e sostenuto nell’interesse generale della nazione.
L’emergenza Covid, unita alla pericolosa sottovalutazione della funzione cruciale dell’istruzione nella vita collettiva e nella democrazia, prefigura oggi lo scenario di una scuola letteralmente “dimezzata” nelle risorse, negli orari, nelle attività, nei risultati, con un pericoloso passo ulteriore verso la privatizzazione.
Come docenti della scuola della Repubblica è nostro dovere mettere in guardia tutti – a partire dalle studentesse e dagli studenti e dai loro genitori – che l’esigua disponibilità di risorse, messa sinora a disposizione degli istituti scolastici, non consentirà di realizzare in sicurezza nel prossimo anno scolastico una scuola di tutte/i e per tutte/i.
A pagarne le conseguenze saranno soprattutto le alunne e gli alunni più fragili. La ripresa a settembre viene scaricata interamente sulle autonomie scolastiche, col risultato di un quadro dell’istruzione legato alle differenze territoriali e/o ad accordi privati. Non si garantiscono, così, uniformemente su tutto il territorio nazionale, il diritto all’istruzione e alle pari opportunità formative, sancito dalla Costituzione.
Le scuole italiane avranno qualità e velocità diverse in relazione alla forza, anche economica, dei singoli territori. Riteniamo pertanto che non risultino nemmeno assicurate le prioritarie condizioni di sicurezza e prevenzione.
Di fronte a tutto questo ribadiamo che: la scuola della Repubblica è laica e inclusiva, si svolge nelle aule e in spazi adeguati, con docenti dello Stato, con la definizione di obiettivi formativi culturali ed educativi uguali per tutti; nessuna scuola della Repubblica è possibile “alternando” frequenza e modalità a distanza; la scuola della Repubblica è il luogo delle relazioni umane in presenza, le uniche che possono determinare costruzione di coscienza e conoscenza critica.
Nessun orario può essere ridotto, nessuna parte di orario può essere sostituita da attività gestite da enti esterni, terzo settore o altri privati; la scuola della Repubblica è aperta a tutti, non è un optional che si può o meno frequentare, in presenza o a distanza: è un obbligo, almeno fino a 16 anni; la scuola della Repubblica è democratica: tutte le decisioni in merito alla vita e all’organizzazione della scuola sono prerogative degli Organi Collegiali; la scuola della Repubblica deve tendere a rimuovere le diseguaglianze e, per far ciò, deve essere uguale per tutti, dal Nord al Sud del Paese, dai quartieri più ricchi a quelli più poveri.
Non esiste scuola della Repubblica con classi sovraffollate o alternate, che frantumino o disperdano le relazioni. È lo Stato, non i singoli istituti – non le regioni nell’ottica dell’autonomia differenziata, non i privati – che ha il dovere di garantire tutto ciò in sicurezza, assegnando i fondi e gli organici necessari e reperendo spazi adeguati.
E’ necessaria una regolamentazione chiara rispetto alla responsabilità di tutto il personale della scuola nella didattica in presenza e in quella a distanza, con riferimenti legislativi chiari. Per garantire sicurezza e rilanciare la scuola, il governo deve ridurre gli alunni per classe, ristrutturare gli edifici, elaborare un piano serio di edilizia scolastica e di messa in sicurezza delle strutture esistenti, programmare un adeguato piano di assunzioni.
Alla conclusione della fase di emergenza sanitaria il Collegio dei Docenti del liceo Democrito di Roma si impegna a vigilare affinché tutte le condizioni adottate – sia dal punto di vista didattico che organizzativo – durante la fase emergenziale NON diventino parte integrante della pratica quotidiana, contribuendo al definitivo allontanamento di una scuola interprete del dettato costituzionale. Invitiamo il Consiglio di Istituto e tutta la comunità scolastica a unire le loro voci alla nostra per pretendere dalle istituzioni uno sforzo adeguato per scongiurare l’enorme pericolo che abbiamo davanti: la fine della scuola della Repubblica.