Attualità

Emergenza educativa. I genitori: lavoriamo dalla mattina alla sera, ci restano due ore al giorno per educare i nostri figli. Serve società family friendly

“Con la scuola si condivide una situazione di disagio. Noi genitori siamo i primi educatori dei nostri figli, è vero, ma nella società siamo anni luce distanti dalla conciliazione tra lavoro e famiglia. I genitori lavorano dalla mattina alle otto fino alle sei o alle sette di sera. In due ore di tempo residuali come si può chiedere di educare un bambino?” Sono le riflessioni, durante la diretta della Tecnica della Scuola LIVE, di Antonio Affinita, direttore generale Moige – Movimento Italiano Genitori Onlus.

“Per educare un bambino serve un villaggio – commenta citando un detto – Se il genitore porta avanti una certa educazione sulle droghe e poi arriva il rapper di turno e dice al ragazzo, una o dieci o cento volte, che una canna fa bene; o se il barista dà l’alcol ai minori, come possiamo competere con questi messaggi, nel poco tempo a disposizione? Giusto due esempi per dire che ci vuole un villaggio per educare i nostri figli”.

Sul tema si aggiunge la voce di Filomena Labriola, pedagogista e presidente Anpe (Associazione Nazionale Pedagogisti) per Puglia e Basilicata: “I modelli educativi stanno cambiando, anche quello della scuola. Sta cambiando la famiglia prima di tutto? Ricordiamoci che la fatidica organizzazione vita-lavoro è una chimera, non siamo in una società family friendly, ci viene chiesto di essere sempre competitivi e ci viene dato poco tempo da dedicare ai figli”.

“Quello che sta cambiando è la questione della delega – continua – i genitori delegano molto l’istituzione scolastica di diversi compiti, ma allo stesso tempo i genitori sono animati da un desiderio narcisista di difendere sempre i propri figli. Ci sono regolamenti che danno grande spazio ai genitori nella scuola, al punto che lo stakeholder della scuola sono diventati i genitori, non più i ragazzi. Ci si preoccupa più dei genitori che degli interessi degli studenti sul profilo pedagogico”.



Bullismo e cyberbullismo

Il dibattito apre poi alla questione lotta al bullismo e al cyberbullismo. Torna a parlare Antonio Affinita: “La legge sul cyberbullismo? Ne parlavamo con la prima firmataria della legge, la professoressa Elena Ferrara. Consentitemi di dire che si tratta di una legge rimasta sulla carta sia nei processi che nei percorsi. Il tema grave è che la legge è rimasta senza fondi (e già il messaggio tra le righe è che piace solo il tam tam mediatico ma non ci si crede); e poi parallelamente la legge è rimasta sulla carta in tutte le sue dinamiche applicative, a partire dalla commissione istitutiva presso il ministero”.

“Il tema del bullismo non è una ragazzata – continua il rappresentante dei genitori – è qualcosa di moltiplicante, che incide sulla salute psichica degli alunni. Alla fine con i genitori ci si ritrova soli”.

Il bonus psicologico? “Il precedente Governo ci ha dato quasi nulla per sostenere le spese con gli psicologi. Basterebbe semplicemente la detrazione fiscale, basta toglierlo dalle tasse. E invece hanno prodotto un fondo e un bonus psicologico, che, appena istituito, quindici giorni dopo era già finito, ma ci stiamo prendendo in giro?”

Carla Virzì

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