A scriverlo oggi è Il Sole 24 Ore che sottolinea come ora l’urgenza riguardi la sigla dei protocolli d’intesa tra ministero e le singole regioni. Un passaggio non banale perché il Piano nazionale funzionerà se la declinazione territoriale sarà adeguata al “fabbisogno”.
L’emergenza è evidente guardando le statistiche e ancora di più per in riferimento ai Neet, i ragazzi non occupati nè impegnati in attività di studio o formazione. Sono il 21,2% nella fascia d’età indicata, un dato che colloca l’Italia seconda nella classifica Ue-27, con davanti a noi solo la Bulgaria. Ma se si guarda al dato nel Mezzogiorno si apprende che il primato è solo nostro: nelle Regioni del Sud i Neet superano il 28,5% della popolazione tra i 15 e i 24 anni. Nelle stesse Regioni, come certifica l’Istat, si concentrano poi i picchi maggiori di disoccupazione giovanile e dei tassi di abbandono scolastico.
Il tasso di occupazione dei 15-24enni nel Sud s’è fermato al 10,7% nel quarto trimestre del 2013 (-1,9%) contro il 20% del Nord, mentre il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno s’è attestato al 55,3% tra i giovani (-4,8%), contro il 35,3% del Nord. Valore che non cambiano, anzi peggiorano, per il tasso di inattività, sempre tra i 15-24enni: è al 69,2% nelle Regioni del Nord e al 76% nel Mezzogiorno.
Il Piano giovani camminerà con un finanziamento Ue pari a due terzi dell’ammontare complessivo di 1,5 miliardi di euro. Il pacchetto degli interventi è definito su di un target di 900 mila giovani (di cui un terzo da individuare in Campania e in Sicilia). Una quota del finanziamento pari a 500 milioni dovrebbe servire per nuove assunzioni corredate di una
DOTE specifica da aggiungere a quanto già previsto dal «Pacchetto Giovannini» (d.l. n. 76 del 2013) per i giovani fino a 29 anni.
Come sconto contributivo a favore dell’apprendistato dovrebbero essere destinati 200 milioni.
Il medesimo importo andrebbe al Servizio civile, mentre 100 milioni riguarderebbero stages, remunerati con 500 euro mensili.
Non si tratta di risorse faraoniche e, per questo, bisogna gestirle al meglio e con un monitoraggio molto stretto. Per avere un termine di paragone, scrive sempre Il Sole, si consideri che i fondi europei destinati alla formazione professionale e all’occupazione durante il periodo 2007 e 2013 per la sola Regione Sicilia ammontavano a 2,1 miliardi di euro.
In quell’intervallo storico, che purtroppo ha coinciso con il tremendo ciclo della doppia recessione, il tasso di disoccupazione giovanile nell’isola è passato dal 37,2% al 53,8%. È la prova che le politiche attive per l’occupazione su certi territorio saranno una sfida molto difficile per un paese, come il nostro, più abituato alla spesa per ammortizzatori sociali.
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