I colloqui per valutare il profitto o la produttività di uno studente costituivano l’istante maggiormente temuto di tutta la carriera scolastica, per via delle conseguenze dirette che avrebbero avuto le affermazioni o le lamentele di un determinato docente. Si resta fuori dall’aula, si cerca di intendere, di leggere il labiale o di scrutare i limitati accenni emotivi in faccia a un genitore che ha appena terminato un colloquio con la docente di lettere o matematica. Tale riservatezza, in questo particolare istante, non esiste più: i colloqui sono svolti su anonime piattaforme da remoto e il diretto interessato potrebbe stare tranquillamente ad origliare le affermazioni dell’insegnante. Il contatto tra gli individui, nella stagione attuale delle emergenza, si fa sempre più limitato, poco interattivo e digitale: i genitori ascoltano, prendono visione delle valutazioni attraverso la condivisione remota di uno schermo in cui queste sono inserite e la riunione volge al termine. Quali gli effetti di tale ridimensionamento sui rapporti tra docenti e genitori?
Il digitale: il progresso che esclude (o limita) l’interazione
Un colloquio tenuto online rischia di divenire una mera videoregistrazione dove lo spettatore è assolutamente demotivato ad interagire con l’interlocutore. Un rapporto che già dovrebbe essere armonioso si rivela freddo, distaccato, inconsistente se non per qualche dato fornito. L’emergenza sanitaria ha nettamente isolato gli individui, rendendoli più soli, fragili e demotivati, illusi da una rete virtuale che di fatto li avvolge tentando di trasportarli verso dimensioni parallele dove si decide attraverso un click chi si vuol essere, se apparire o non apparire in una riunione, se copiare o meno in una verifica scritta, senza vivere alcun momento vero e proprio, ma solo dei surrogati di quelle che dovrebbero essere esperienze di vita. Tale fatto alimenta la dissonanza già presente tra docenti e genitori, fatta di accuse, distensioni, rabbia e spesso di problemi di comunicazione che di fatto sfociano nell’assenza di dialogo, peggio ancora se aggravato dalla digitalizzazione dello stesso.
Il complesso rapporto tra docenti e genitori: come intendersi attraverso il digitale?
Un dialogo tra due individui, in termini puramente sociolinguistici, prevede due forme di comunicazione, verbale o non verbale che si contendono il piano dialogico. Le forme metacomunicative, per via del digitale e delle piattaforme di comunicazione online, sono fattivamente bloccate o quantomeno minimizzate dallo scandire ripetuto di quegli algoritmi che ci permettono di intrattenere riunioni in pigiama o sdraiati sul divano. Di certo ciò non migliora il rapporto tra genitori ed insegnanti: i primi responsabilizzano la scuola e lo stato in termini di educazione primaria, mentre i secondi ricordano ai primi che le basi educative debbono essere costruite attivamente nell’ambito familiare. A ciò va sommato l’istinto protettivo – talvolta smisurato che giustifica gli alunni dinanzi le loro responsabilità – dei genitori che giudicano i docenti come eccessivamente severi con i propri ragazzi per via di un brutto voto ottenuto. Come il digitale e il dialogo online può favorire una comunicazione di qualità tra coloro che sono fattivamente responsabili della formazione e dell’assemblaggio intellettuale del cittadino del futuro?