3.200 docenti, rispondendo a un questionario di Fondazione Agnelli, con le università di Bolzano, Trento e Lumsa, segnalavano l’esclusione dalla didattica a distanza del 36% degli allievi disabili.
Un problema molto pesante questo della esclusione, che declama soluzioni certe soprattutto perché riguarda la parte più debole della società e dunque quella che dovrebbe essere al centro dell’attenzione; e invece, molti alunni disabili ancora non hanno il loro insegnante di sostegno.
Da qui, l’intervento di Andrea Gavosto sul Sole 24 Ore, secondo il quale, considerato che, dicono i dati, “delle cattedre di ruolo da coprire solo una su 13 è stata assegnata, per mancanza di candidati con i giusti titoli” e che sulle “altre verranno nominati supplenti annuali, ai quali andranno anche i posti di sostegno cosiddetti “in deroga” (50mila per il ministero, 75mila per i sindacati), mentre “le nomine sono in grande ritardo e, una volta terminate, chi prenderà il posto spesso non avrà le qualifiche per il sostegno, è auspicabile che si concluda al più “il nuovo ciclo di corsi di formazione al sostegno, varato a inizio 2020 per quasi 20mila posti, così da avere a disposizione per settembre 2021 questo nuovo contingente di insegnanti qualificati”.
Inoltre, sostiene Gavosto, si fa sempre più pesante la perdita della qualità di questo insegnamento, dovuta pure alla quantità degli alunni che sono in “continua crescita”: “Quest’anno nelle scuole statali saranno circa 170mila (un quinto di tutti i docenti) per 268mila allievi con certificazione”.
Per cui, scrive il presidente della Fondazione Agnelli, “l’unica strada che vediamo – insieme a molti esperti italiani – è estendere la responsabilità dell’inclusione degli studenti con disabilità all’intero gruppo degli insegnanti di classe: limitando il numero dei docenti di sostegno – preparati però al massimo livello – e dando a quelli curricolari le competenze di base necessarie per un compito che già oggi le norme assegnano loro, ma di fatto quasi tutti evitano. Servono molta formazione e buoni incentivi, perché per ogni docente si tratterà di fare di più. Dunque, molti quattrini. Il Recovery Fund può essere l’occasione?”
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