Per meglio comprendere l’impatto emotivo della Didattica a Distanza sugli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento è stata svolta un’indagine su un campione piccolo ma significativo. Le interviste e i commenti ai risultati sono state a cura dell’Associazione Italiana Dislessia, che ha di recente resto noti gli aspetti principali della ricerca.
Sono stati intervistati 35 studenti tra i 14 e i 18 anni, 20 maschi e 15 femmine, delle province di Biella e Vercelli in Piemonte. L’obiettivo principale dei ricercatori era quello di andare a verificare i bisogni degli alunni più fragili, per poi trarre indicazioni operative per migliorare il livello di inclusione. Il questionario è stato creato ad hoc, somministrato in presenza, tra i mesi di novembre e dicembre 2020. Gli studenti hanno partecipato volontariamente e le domande poste hanno mirato a cogliere gli aspetti di ricaduta emotiva, ma anche verificare la corretta applicazione delle indicazioni presenti sul Piano Didattico Personalizzato, come da normativa. Ai giovani piemontesi è stato chiesto se sono riusciti e con quale stato d’animo (sereno e calmo, per esempio) a seguire le lezioni a distanza, se si sono sentiti soli durante la DAD, e ancora qual è stato ciò che è mancato loro maggiormente e se hanno timori per l’anno scolastico in corso, rispetto alla sua efficacia e ai risultati.
Tra i dati più interessanti della ricerca vi è la dichiarazione, da parte della grande maggioranza degli intervistati, che con la DAD gli studenti con DSA abbiano visto ridurre il proprio senso di emarginazione, spesso vissuto in aula, nell’essere i soli o quasi ad usare tecnologie, mappe, strumenti compensativi. D’altro canto, il 50% ha invece lamentato che i docenti a distanza non hanno completamente rispettato le misure dispensative, per esempio consentendo la maggiorazione del tempo e la riduzione del numero di esercizi durante le prove di verifica. In merito alla concentrazione, è emerso che la totalità del campione ha vissuto con difficoltà i ritmi di lavoro, trovando difficile restare concentrati a lungo davanti allo schermo.
I dati più preoccupanti e probabilmente più significativi sono venuti fuori dalle risposte relative al vissuto emotivo degli studenti del campione: il 10% ha riferito di essersi sentito quasi sempre calmo e sereno, ma il restante 90% ha affermato di avere molti timori rispetto all’andamento dell’anno scolastico in corso, alternato tra presenza e distanza, pertanto ad essere preoccupati sono oltre l’80% e in ansia il 20%. In merito a ciò di cui maggiormente hanno sentito la mancanza, tutti gli intervistati hanno lamentato quella del costante riscontro del docente e la mancanza di una relazione fisica con i propri compagni. Il bisogno di socializzazione è forse l’aspetto prioritario di cui tenere conto, proprio partendo dai benefici che derivano dall’essere in una classe, per garantire il senso di appartenenza ad un gruppo, fattore decisamente importante per studenti nello svantaggio e con maggiori fragilità, come spesso sono coloro con disturbi dell’apprendimento.
Dare spazio alle emozioni è indispensabile, dicono i ricercatori di AID, è importante che gli alunni trovino insegnanti pronti ad accogliere le loro emozioni, i loro pensieri. Inoltre, vanno create anche a distanza opportunità di lavoro in comune, di gruppo, di scambio, per favorire la relazione tra pari, quanto mai rilevante per facilitare attraverso emozioni positive un apprendimento efficace.
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