Recenti sentenze su terribili casi di femminicidio hanno fatto riferimento ad una “tempesta emotiva” in cui sarebbe precipitato l’imputato a causa della particolare situazione che egli viveva, con conseguente, significativa riduzione della pena.
Secondo Albert Ellis, fondatore della Rational-Emotive Therapy (RET), a farci soffrire e a far scattare reazioni affettive non sono in realtà i fatti che ci sono accaduti (per quanto dolorosi), ma i pensieri che hanno guidato la nostra interpretazione di quei fatti. Questi pensieri sono spesso annidati nelle parti più remote della nostra coscienza e della nostra memoria. Ci guidano a dare un senso a ciò che ci accade ed innescano conseguenti stati affettivi.
L’uomo che, per tornare al nostro esempio, arriva ad uccidere la propria compagna, non lo fa perché questa si è allontanata da lui o ha instaurato una nuova relazione con un altro (l’evento in sé), non lo fa “per gelosia” (sentimento “normale” negli esseri umani), ma perché ha costruito, conservato e alimentato, nella sua mente, un sistema di “credenze” che lo inducono ad interpretare in un certo modo l’allontanamento della compagna e che danno quel (tragico) colore alla sua (tragica) gelosia, favorendo l’innesco di quel tipo di reazione.
“Lei non può essere di nessun altro se non mia”, “E’ intollerabile quello che mi è successo”, “Non posso vivere senza di lei”, “Lei non deve vivere senza di me”, “Pensa di potermi calpestare quando vuole”. E così via. Una serie di principi di fondo, di assunti imperiosi, indiscutibili e inamovibili, formatisi nel tempo, capaci di muovere, silenziosi e invisibili, da dietro le quinte della coscienza, le fila di stati d’animo forti e perduranti e, da lì, di comportamenti più o meno disfunzionali. E’ così che la (normale) gelosia si piega nella direzione di stati affettivi come il disprezzo, l’odio, il furore.
La “tempesta emozionale” nasce, insomma, da elementi fortemente cognitivi e sedimentati nella mente; da una sorta di codice normativo non consapevole, intessuto di quantificatori logici pericolosi come “sempre”, “mai”, “tutti”, “nessuno”, di doverizzazioni, assolutizzazioni, generalizzazioni, catastrofismi. Un codice e pensieri, ed è qui l’aspetto educativo, su cui comunque si può lavorare.
Sulla scuola grava l’ennesimo difficile compito, anche in chiave di prevenzione sociale: aiutare le nuove generazioni a navigare i mari non sempre calmi (e troppo poco mappati) delle loro geografie emotive. Nella speranza che sappiano riconoscere, comprendere ed esprimere meglio le loro emozioni, soprattutto quando la vita presenta il suo conto nelle situazioni esistenziali più difficili.
A tal proposito la Tecnica della Scuola, ente accreditato Miur per la formazione del personale della scuola organizza un webinar dal titolo: “Emozioni, apprendimento e rendimento scolastico degli studenti”.
Saranno svolti 5 incontri di 3 ore ciascuno per un totale di 15 ore di formazione
> Martedì 26 marzo 2019 – Dalle 16.00 alle 19.00
> Martedì 2 aprile 2019 – Dalle 16.00 alle 19.00
> Venerdì 5 aprile 2019 – Dalle 16.00 alle 19.00
> Martedì 9 aprile 2019 – Dalle 16.00 alle 19.00
> Martedì 16 aprile 2019 – Dalle 16.00 alle 19.00
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