Da un noto dirigente scolastico dell’ANP, che preferisce firmarsi con lo pseudonimo Orbiliuis, riceviamo il contributo che qui pubblichiamo.
In alcune menti, per fortuna di scarso numero, non particolarmente avvezze all’approfondimento critico ed alla capacità di studio, sta prendendo piede uno strano fenomeno, che non esitiamo a nobilitare, almeno verbalmente, con la definizione di “empirismo storiografico”
Cerchiamo di spiegare questa affermazione, ricorrendo anche a paragoni a nostro avviso calzanti.
Secondo gli stravaganti empiristi, per affrontare nei modi giusti un ambito professionale è necessario esservi immersi fino al collo.
Non conta l’esperienza trascorsa, non c’entrano le capacità di analisi e di approfondimento socioculturale, non hanno rilevanza il bagaglio di studio posseduto, costantemente rivisitato né il cursus honorum né l’ampiezza bibliografica consolidata.
No, tutto questo non ha un vero significato e, soprattutto, impedisce paradossalmente di poter affacciare proposte, prospettare soluzioni, intravedere percorsi innovativi.
No, assolutamente no!!
Ciò che conta è l’esperienza diretta, l’essere immersi fino al collo nella pratica gestionale degli argomenti da proporre, avere le mani in pasta a prescindere da qualsivoglia impegno di studio. Della serie: Die Erfahrung uber alles.
Sì dunque all’empirismo più spinto, no a Cartesio!
Proviamo a circostanziare il nostro stupore (in verità …finto) di fronte alla bizzarria quasi dadaista di questi sussulti empiristi.
Ebbene, poniamo che si voglia approfondire l’età napoleonica. E no!!
Siamo nati ad Ajaccio? All’epoca del Bonaparte? No? Siamo, ciononostante, molto giovani, quasi ragazzi (secondo i dadaisti la ragazzitudine si conserva anche da ultracinquantenni!)? No!
Dunque riponiamo la penna o il pc e dedichiamoci ad altro.
Abbiamo qualcosa da dire, da proporre sul bullismo?
I nostri censori empiristi-dadaisti ci chiederebbero: “Siete mai stati bulli?” “No – per fortuna – la nostra risposta”.
Avete subito atti di bullismo? Ancora una volta fortunatamente no!
Dunque, i nostri boccerebbero ogni tentativo di dire o proporre qualcosa per combattere questo dilagante fenomeno.
Per decenza e ritegno non proseguiamo nei riferimenti, ad esempio su come debellare o combattere la prostituzione nelle città…
In sintesi. Quando si vuole essere presenti (non presenzialisti!) nell’ormai logorante dibattito sulla scuola e sui dirigenti, prima di avventurarsi in affermazioni insensate, intrise di malmostosità, dettate forse dalla perversione che i social inducono in menti poco abituate all’approfondimento, varrebbe la pena rileggersi Cartesio e considerare che il prossimo, che ti ascolta e ti legge, lo ha letto, approfondito, assimilato e ritiene che ogni dialogo culturale debba avere alla base proprio la cultura e non il livore.
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