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Entra in ruolo dopo 12 anni di supplenze: un’emozione fortissima

“L’emozione è fortissima”: parla una precaria di lungo corso, dopo l’assunzione a Ravenna appena acquisita. Si chiama Cristina, insegna flauto traverso in una scuola media di Bologna.

Ha 12 anni di supplenze alle spalle e martedì 15 settembre entrerà in classe, nella sua classe, da assunta, non più da precaria: lo deve alla discussa fase B della riforma. La donna, 42enne, ha due figli piccoli, vive nel capoluogo emiliano ed ha accettato il ruolo a Ravenna. Ma il trasferimento non avverrà subito. Infatti, come previsto dalla Legge 107/15, quest’anno potrà portare a termine la supplenza annuale. Anche se di 11 ore. Che gli varrà anche come anno di prova. E nella stessa disciplina musicale.

Ho passato “un’estate da incubo – dice la donna all’Ansa – con gli ultimi mesi ad analizzare, provincia per provincia, le graduatorie ad esaurimento della mia classe di concorso. Volevo capire più o meno in quale posizione sarei stata a livello nazionale e quindi ipotizzare la sede che mi sarebbe stata assegnata, se vicina o lontana”. Il pensiero va ai tanti anni di supplenze: “ho cambiato scuola quasi ogni anno nel corso degli ultimi 12 anni e so cosa vuol dire ricominciare tutto daccapo. La continuità didattica è fondamentale per gli insegnanti e per gli studenti”. Adesso però il vento è cambiato: “non dovrò più richiedere l’assegno di disoccupazione”, dice la prof.

E pensa anche ai suoi allievi: “quando i miei alunni di terza media hanno saputo che per me ci sarebbe stato finalmente il posto fisso, sono andati a comprare i palloncini. Martedì vogliono organizzare una piccola festa. Li ho seguiti per i primi due anni del loro percorso e volevano che fossi io ad accompagnarli all’esame finale. La continuità didattica è fondamentale per gli studenti ed io sono contenta perché potrò concludere il ciclo triennale prima di prendere posto nel nuovo istituto”.

 

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Negli ultimi due anni la professoressa ha prestato servizio in una scuola media a indirizzo musicale di Bologna, la sua città. “E ora sono stata assunta nel corso della fase B del piano straordinario. Mi è stata proposta una cattedra nella provincia di Ravenna, che ho accettato. Mi è andata bene rispetto ad altri colleghi che si sono dovuti trasferire a Nuoro, ma non approvo il modo in cui è stato gestito il piano di assunzione. E’ difficile lasciare le proprie famiglie, anche se per un posto fisso”.

Il trasferimento a Ravenna non sarà immediato, visto che nel frattempo ha riottenuto la supplenza nella scuola dove già insegnava. Se non ci fosse stata questa opportunità, ovviamente avrebbe fatto le valige, “ma con due figli piccoli – conclude Cristina – per quest’anno preferisco accettare una supplenza di 11 ore nella mia città, nella scuola dove ho già lavorato, e rimandare la partenza”. 

 

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Alessandro Giuliani

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