Quando il segretario generale di uno dei principali sindacati italiani, quale è la Cgil, minaccia la piazza e lo sciopero generale da una “vetrina” come quella di Piazza Farnese a Roma significa che i presupposti per la sua attuazione sono quasi maturi. Le parole pronunciate da Guglielmo Epifani (“Perché dobbiamo distruggere la scuola moderna? Ma come fa il Ministro a dire che meno i bambini stanno a scuola e più possono imparare? Se le cose non cambiano andremo allo sciopero generale: spero unitariamente, ma se così non fosse andremo comunque allo sciopero“) hanno infatti prodotto apprezzamenti e adesioni. Ma anche frenate (dagli stessi sindacati confederali) e interventi polemici, soprattutto da parte dei rappresentanti del Governo.
“E’ evidente che dai docenti, studenti, genitori e da tutto il mondo della scuola c’è una forte spinta a contrastare le scelte intraprese dal Governo attraverso una risposta importante. Per questo – ha continuato Pantaleo – vorrei che si tornasse a discutere di merito. Siamo di fronte a un’onda distruttiva del sistema scolastico italiano: se è così noi come organizzazione sindacale non possiamo rimanere immobili e fare finta che non sta accadendo nulla“.
Le istanze sindacali per le “economie di spesa” pari a complessivi 7.832 milioni di euro nei prossimi tre anni, con il piano programmatico contenuti nel dl 137, non confluiscono però tutte verso la piazza. Almeno nell’immediato. Se i Cobas hanno già programmato la mobilitazione per il 17 ottobre, altri sindacati preferiscono attendere ancora qualche giorno. Come la Uil Scuola, il cui segretario generale Massimo Di Menna, tiene a precisare che “le parole espresse da Epifani riguardano esclusivamente la Cgil“, poiché lo sciopero è “un costo per i lavoratori” che deve essere quindi “ben valutato e condiviso da tutti“. In pratica, “il ricorso alla piazza – sempre per Di Menna – è una delle modalità di protesta del sindacato che va adottata solo una volta preso atto dell’impossibilità a continuare il confronto con l’amministrazione pubblica“. Apre dunque al dialogo con il Ministero la Uil Scuola, affidandosi al negoziato avviato in questi giorni al ministero dell’Istruzione sul piano programmatico di attuazione dei tagli al comparto, ma anche “alla contrattazione che le confederazioni stanno portando avanti con il Governo per il rinnovo del contratto“.
Anche perché il Governo non sembra minimamente intenzionato a cambiare idee sulla linea intrapresa dettata da esigenze ‘ragioneristiche’: secondo il Ministro del lavoro Maurizio Sacconi “tra i sindacati purtroppo permangono impostazioni ideologiche e ostilità preconcette nei confronti del Governo che si riverberano soprattutto nel lavoro e nella scuola”..
Più argomentato il giudizio del Presidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea (Fi), il quale definisce “sorprendente” il fatto che “il segretario della Cgil mediti un nuovo scontro col Governo anticipando lo sciopero generale in materia scolastica: evidentemente – ha dichiarato Aprea – non ha ancora imparato la lezione di questi giorni legata al caso Alitalia. Ancora una volta – continua l’esponente azzurro – come già in passato con la riforma Moratti, proprio la Cgil anziché entrare nel merito e costruire con i decisori politici la modernizzazione del sistema scolastico, sceglie di difendere lo status quo e minaccia di provocare disagi nel regolare funzionamento della scuola. Noi continuiamo ad essere accanto al ministro Gelmini, il tempo per i ripensamenti è scaduto, ora i giovani e le famiglie attendono risposte per una scuola di qualità e giustamente più autorevole. Per questo procederemo in Parlamento verso una rapida approvazione del decreto“. Che scatenerebbe di sicuro lo sciopero generale unitario.