Docenti ed educatori farebbero bene a sapere che la malattia è molto meno rara di quanto si pensi: solo in Italia l’epilessia interessa circa 500.000 persone. Si tratta di una malattia neurologica che si manifesta sotto forma di disturbi improvvisi e transitori, le cosiddette crisi, che dipendono da un’alterazione della funzionalità dei neuroni. Esistono crisi di entità e gravità differenti e la forma più conosciuta di crisi è quella convulsiva, comunemente definita come Grande Male. Le cause dell’epilessia sono molteplici, e possono variare da lesioni o malformazioni cerebrali fino a cause genetiche.
Tornando all’indagine, un dato abbastanza preoccupante è la segnalazione, da parte della maggioranza degli insegnanti intervistati, che ai bambini epilettici non può essere assicurata la giusta assistenza in orario scolastico: “il 67% dichiara di avere difficoltà nel somministrare farmaci antiepilettici durante la permanenza del bambino a scuola”.
L’indagine della Lice ha anche messo in luce come gli insegnanti abbiano una visione erronea di quanto questa patologia incida sul rendimento del bambino a scuola: più del 40% ritiene che un bambino con epilessia abbia la necessità di un sostegno scolastico, mentre un insegnante su quattro ritiene che l’epilessia possa causare disturbi mentali e/o del comportamento.
Decisamente significativi sono stati pure i risultati sulla percezione dei limiti che l’epilessia pone alle attività quotidiane dei pazienti: “quasi il 65% è dell’opinione che l’epilessia ponga importanti limitazioni alla guida degli autoveicoli; il 40% degli insegnanti ritiene che la patologia limiti l’attività lavorativa in generale; il 33% che l’epilessia ostacoli l’attività sportiva”. Decisamente lontano dalla realtà un insegnante su tre, quando dichiara che l’epilessia possa rappresentare un impedimento al matrimonio e uno su quattro invece la reputa un serio ostacolo alla procreazione. E meno male che il 75% dei prof interessanti avrebbe ammesso di avere avuto almeno un’esperienza diretta.
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