La fuoriuscita di Londra dall’Unione Europea, pratica e processo complesso che ha richiesto oltre tre anni, si è conclusa solo il primo febbraio 2020. Molti timori e scetticismo hanno accompagnato i tre anni precedenti; anche gli stessi cittadini britannici, forse recatisi alle urne con eccessiva leggerezza, sono rimasti increduli dal risultato del voto. I colloqui tra Bruxelles e Londra si fecero sempre più animati: gli accordi di stabilizzazione e associazione siglati con i Trattati di Roma vengono ridimensionati al minimo. Vengono introdotte misure alle frontiere e l’obbligo dei passaporti per i cittadini UE, sino a quel momento recatisi nel Regno Unito per vari fini liberamente. Quest’ultima è la principale evidenza nota ai cittadini, ma la scuola e l’educazione costituiscono uno dei settori che hanno subito violente contrazioni o contraccolpi. Prima si riducono i programmi di scambio, ma ERASMUS sopravvive. Pochi giorni fa l’annuncio: il più noto piano di studio all’estero per gli europei costa troppo alle istituzioni britanniche e queste lo hanno tagliato fuori dal rispettivo territorio, dopo litigiosi accordi con Bruxelles.
Secondo una recente ricerca, gli studenti che partecipano al Turing Scheme, il programma del governo britannico per studiare e lavorare all’estero che ha sostituito il programma di scambio Erasmus+ dell’UE dopo la Brexit, sono stati costretti a ritirarsi a causa del ritardo nella conferma dei posti. Alcuni di questi studenti hanno anche dovuto affrontare problemi di finanziamento, ricevendo l’importo solo dopo il loro ritorno, riferisce Erudera.com. Il rapporto “Turing Scheme: Year 1 Evaluation” pubblicato dal Dipartimento dell’Istruzione ha rilevato che il 79% degli istituti di istruzione superiore nel Regno Unito ha riscontrato difficoltà con il processo di candidatura, che è stato descritto come “noioso”. Lo stesso rivela che sia i partecipanti che gli istituti di istruzione superiore erano più propensi ad affermare che i fondi forniti attraverso il programma Turing coprivano parzialmente le spese e che spesso erano necessari finanziamenti aggiuntivi oltre a quanto preventivato pagati di tasca propria.
L’analisi dell’IFF Research ha inoltre evidenziato che i problemi di finanziamento e di consegna insufficienti hanno colpito maggiormente gli studenti con meno risorse, ostacolando potenzialmente la loro capacità di partecipare al programma. Nel complesso, meno della metà (45%) degli istituti di istruzione superiore ha descritto il programma Turing come “soddisfacente”, mentre il 31% non è stato molto positivo riguardo al programma, ritenendolo insoddisfacente. Il Dipartimento dell’Istruzione del Regno Unito ha istituito nel 2021 il programma di scambio studentesco Turing in sostituzione di Erasmus+. I primi studenti si sono trasferiti per studiare e lavorare all’estero nel settembre 2021. Tuttavia, durante il primo anno dello schema Turing, il numero di partecipanti interessati non fu quello previsto. Al programma hanno partecipato poco più di 20.000 persone, mentre l’obiettivo del governo era di 35.000. Secondo il rapporto, la pandemia da COVID-19 in quel momento ha contribuito a questa discrepanza. Nell’anno accademico 2022/23, secondo quanto riferito, il Turing Scheme ha pagato agli studenti del Regno Unito 22 milioni di sterline in meno rispetto al programma Erasmus dell’UE, secondo quanto riportato dai media locali all’inizio del 2023.
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