Gira su internet un’inquietante sceneggiatura, incompleta però, di un film di prossima uscita, la cui narrazione rappresenta una società in sofferenza, preda di meccanismi mistificatori progettati per disinnescare consolidate e condivise tradizioni, e attuati da un manipolo di eroi demolitori. Nella scrittura cinematografica pare che questi fumosi eroi, caratterizzati da accelerazioni ideomotorie, nella loro opera di modernizzazione siano ottusamente assistiti da qualche centinaio di opliti, disposti anche a soccorrere qualche succedaneo avventuratosi in paludose e mefitiche aree assembleari, dove ridicolizzati animali del passato, cioè gufi e sorci verdi, erano adusi a parlamentare.
Per imperscrutabili ragioni, o dispiegate solo in max. 140 caratteri, gli eroi si sono auto legittimati, quasi un sacrificio, ma solo per salvare il Paese e il continente intero, sulla cui area perimetrale l’arretrata Nazione ha l’onore e l’onere di stare irreggimentata, bocconi, in quanto zavorrata da una colpa del passato. Colpa, che i generosi eroi si apprestano a estinguere saccheggiando esclusivamente il lavoro dei cripto-cittadini, sudditi inconsapevoli anche a motivo di dispositivi di comunicazione martellanti parole d’ordine, parole ruffiane, parole dopate. Parole d’Apparato. Quelle che, solo per il fatto di essere annunciate, creano la verità, fabbricando il consenso. Come un (sotto)genere evangelico. Le stesse parole che gli eburnei campioni importano, con volontaria e patriottica servitù, da gotiche nomenclature di matrice nibelungica e di ispirazione sovietica. Del finale dell’edificante storia, la sceneggiatura non reca traccia.